Una vicenda insolita ha sconvolto la routine di una mattina ordinaria a Oderzo, piccolo comune in provincia di Treviso. Un bambino di soli quattro anni, senza alcuna consapevolezza delle conseguenze, ha intasato i centralini del Suem 118 e dei carabinieri con ben settanta chiamate effettuate nel giro di meno di un’ora. L’episodio ha richiesto l’intervento dei militari per chiarire la situazione e risolvere il problema.
L’accaduto risale alla mattina di venerdì 4 aprile, quando le centrali operative di Treviso Emergenza e dell’Arma hanno iniziato a ricevere una serie di telefonate anonime. Dall’altra parte della linea non vi era alcuna voce identificabile, ma solo rumori indistinti e il vociare di bambini in sottofondo. Inizialmente, gli operatori hanno ipotizzato che si trattasse di un atto vandalico o di uno scherzo, ma la frequenza e la modalità delle chiamate hanno fatto emergere un quadro differente.
Dopo numerosi tentativi di contatto, gli operatori sono riusciti a risalire alla fonte delle telefonate. A generare il caos era stato un bambino di 4 anni all’interno di una classe di scuola materna. Nel giro di pochi minuti, il piccolo aveva effettuato 38 chiamate ai carabinieri e altrettante al Suem, utilizzando un dispositivo elettronico che si trovava in suo possesso. I militari sono riusciti a localizzare la scuola da cui partivano le chiamate e sono intervenuti per chiarire la situazione.
Una volta giunti nell’istituto scolastico, i carabinieri hanno sorpreso insegnanti e personale scolastico, ignari di quanto stesse accadendo. Inizialmente si è pensato che il bambino avesse con sé un cellulare, ma la realtà si è rivelata più complessa: il dispositivo utilizzato era uno smartwatch da polso, privo di SIM ma comunque in grado di effettuare chiamate d’emergenza, come previsto per tutti i dispositivi elettronici di questo tipo.
Il dispositivo è stato immediatamente sequestrato e restituito ai genitori del bambino, ai quali è stata spiegata la dinamica dell’accaduto. È stato inoltre raccomandato loro di evitare che il figlio portasse nuovamente l’orologio a scuola per prevenire episodi simili in futuro. Nessuna sanzione è stata applicata nei confronti del piccolo, che non poteva essere ritenuto responsabile del caos generato.
L’intervento tempestivo dei carabinieri ha permesso di riportare la situazione alla normalità senza particolari conseguenze. Tuttavia, l’episodio ha sollevato interrogativi sull’utilizzo di dispositivi tecnologici da parte dei bambini e sulla necessità di supervisionare attentamente tali strumenti. Gli smartwatch, pur essendo strumenti utili e innovativi, possono causare problemi se non utilizzati correttamente o se lasciati nelle mani di chi non ne conosce il funzionamento.
La vicenda, conclusasi senza danni, ha comunque attirato l’attenzione su un tema importante: la gestione dei dispositivi elettronici nelle scuole e la necessità di sensibilizzare i genitori sull’uso responsabile di questi strumenti. Gli operatori del Suem 118 e i carabinieri di Treviso hanno sottolineato l’importanza di evitare situazioni simili, che potrebbero compromettere la capacità di rispondere a vere emergenze.
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