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Tragedia nel mondo dei social: Davide Garufi si toglie la vita, aperte indagini per istigazione e negligenza sull’arma



Nel tardo pomeriggio di mercoledì 19 marzo, Davide Garufi, un tiktoker di 21 anni, ha tragicamente deciso di porre fine alla sua vita con un’arma da fuoco nella sua abitazione a Sesto San Giovanni, in provincia di Milano, dove viveva con la sua famiglia. La Procura di Monza ha avviato un’inchiesta sulla morte del giovane, che al momento non sembra essere direttamente collegata ai messaggi di odio ricevuti sui social media.



Il procuratore della Repubblica di Monza, Claudio Gittardi, ha confermato l’apertura di un fascicolo d’inchiesta per omessa custodia di arma da fuoco e istigazione al suicidio. Le indagini si concentrano sulla possibilità che terzi possano essere coinvolti nel portare Garufi a compiere questo gesto estremo, ma, contrariamente a quanto inizialmente ipotizzato, non ci sono prove che i messaggi negativi sui social abbiano avuto un ruolo determinante nella sua decisione.

L’arma utilizzata da Davide per il suicidio è stata trovata in uno zainetto all’interno della sua abitazione. Le indagini stanno attualmente esaminando il computer e il telefono del giovane per raccogliere ulteriori informazioni. Gli investigatori hanno anche iniziato a interrogare amici e il fidanzato di Garufi per comprendere meglio la sua situazione e le eventuali problematiche che lo hanno portato a questo tragico epilogo. Fonti vicine al giovane hanno rivelato che in passato ci sarebbero stati episodi di autolesionismo.

Davide Garufi era noto per il suo lavoro in un centro commerciale a Sesto San Giovanni, dove molti clienti lo riconoscevano per la sua presenza su TikTok. Qui condivideva contenuti personali e sketch umoristici, cambiando nome e stile nel corso degli anni. Sebbene la sua popolarità fosse in crescita, non è stata sempre positiva: secondo quanto riferito da chi lo conosceva, Garufi avrebbe ricevuto commenti negativi e insulti legati alla sua vita privata.

Negli ultimi anni, Davide aveva utilizzato i social media non solo come mezzo di intrattenimento, ma anche come piattaforma per condividere il suo percorso personale. Su TikTok, il giovane aveva fatto coming out come donna transgender, chiedendo di essere chiamato Alexandra. Tuttavia, dopo pochi mesi, ha deciso di tornare al suo nome di nascita, Davide, dichiarando di identificarsi come non binary e accettando di essere chiamato anche con pronomi maschili.

La sua morte ha scosso la comunità locale e i suoi follower, portando a una riflessione più ampia sulle pressioni e le sfide che i giovani affrontano oggi, specialmente in un contesto sociale dove la presenza online può avere effetti sia positivi che negativi. La vicenda di Garufi solleva interrogativi sulla salute mentale dei giovani influencer e sull’impatto dei social media sulle loro vite.

Le indagini in corso mirano a chiarire le circostanze che hanno portato a questo tragico evento e a identificare eventuali responsabilità. La Procura di Monza sta lavorando per raccogliere tutte le prove necessarie e per garantire che le giuste misure siano adottate per prevenire simili tragedie in futuro. La situazione di Davide Garufi è emblematicamente rappresentativa delle difficoltà che molti giovani possono affrontare, soprattutto quando si trovano sotto i riflettori dei social media.

La comunità di Sesto San Giovanni ha reagito con dolore alla notizia della sua morte, esprimendo solidarietà alla famiglia e agli amici del giovane. Molti hanno condiviso messaggi di cordoglio sui social media, sottolineando l’importanza di sostenere la salute mentale e di offrire aiuto a chi ne ha bisogno.



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