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Situazione disperata a Gaza: Chiara di MSF racconta come il blocco israeliano ha lasciato gli ospedali senza aghi e antidolorifici



In un’intervista a Fanpage.it, Chiara Lodi, infermiera e coordinatrice medica di Medici Senza Frontiere (MSF), ha descritto la drammatica situazione sanitaria a Gaza. “Abbiamo praticamente finito gli aghi, scarseggiano le garze sterili. Abbiamo scorte di antibiotici per bambini per non più di una settimana, stiamo terminando antidolorifici, anestetici e farmaci per malattie croniche come ipertensione, diabete e patologie psichiatriche”. La crisi è aggravata dal blocco imposto da Israele, che ha interdetto l’accesso ai convogli umanitari.



A circa due settimane dalla rottura del cessate il fuoco da parte di Israele, la situazione è diventata sempre più insostenibile. Mentre l’aviazione israeliana continua a bombardare la Striscia, causando vittime tra la popolazione civile, le autorità di frontiera hanno impedito l’ingresso di aiuti umanitari, portando a un aumento della fame, della sete e delle malattie. Chiara sottolinea che la popolazione civile sta affrontando un massacro sistematico.

Chiara Lodi, 41 anni e originaria di Carpi, ha dedicato la sua carriera a lavorare in contesti di crisi. Dopo aver conseguito la laurea in scienze infermieristiche all’Università di Modena, si è specializzata in scenari di emergenza, lavorando in paesi come Afghanistan, Iraq e Repubblica Centroafricana. Dal 2018 fa parte di MSF, dove ora coordina le attività mediche a Gaza.

Durante un periodo di tregua, Chiara ha notato un miglioramento temporaneo. “Quando sono arrivata, il 27 febbraio, mi sono stupita: pensavo di trovare una situazione terrificante, invece, grazie al cessate il fuoco, molte persone – precedentemente sfollate nel sud della Striscia – erano potute tornare nelle loro case, o in quello che ne restava. C’era cibo a sufficienza, le famiglie erano tornate a mandare i figli a scuola, c’erano persone sorridenti e apparentemente tranquille”. Tuttavia, la pace è stata di breve durata. Quando Israele ha chiuso le frontiere, la situazione è rapidamente degenerata.

Chiara ricorda un episodio significativo: “Ero a una riunione all’Organizzazione Mondiale della Sanità con una mia collega palestinese. Ricordo il terrore nei suoi occhi quando guardò il telefono e apprese che erano stati chiusi i valichi. Mi disse: ‘Presto la situazione diventerà ingestibile’, poi se ne andò a cercare di fare scorte di cibo e acqua a sufficienza per la sua famiglia”. La previsione della collega si è rivelata tragicamente corretta. Recentemente, Chiara ha ricevuto notizie da lei: “Le sono rimaste solo una decina di confezioni di cibo in scatola”.

La situazione è precipitata ulteriormente con il ripristino dei bombardamenti il 18 marzo, ordinato da Benjamin Netanyahu. “Da quel momento i nostri ospedali sono tornati a riempirsi di morti e feriti. Arrivano molte persone amputate, ustionate, con gravi ferite causate dalle schegge. Molti dei nostri pazienti sono bambini. La scorsa settimana sono entrati in ospedale due adulti che tenevano in braccio un bimbo ferito, completamente insanguinato. Quando ho chiesto loro se fosse il figlio, mi hanno risposto di no: l’avevano estratto dalle macerie di un palazzo, i genitori erano scomparsi”.

Chiara mette in evidenza come la fame stia diventando un’arma di guerra: “In questo momento, a Gaza, non c’è praticamente quasi più cibo, scarseggia l’acqua, scarseggiano farmaci e materiale sanitario, scarseggia la benzina e persino il World Food Programme ha dichiarato di aver finito gli aiuti alimentari”. La situazione di MSF è critica; le risorse stanno per esaurirsi.

“Quando un mese fa sono state chiuse le frontiere, abbiamo fatto un’analisi dei nostri magazzini e determinato che avremmo potuto continuare le attività senza particolari problemi per un mese e mezzo”, afferma Chiara. Tuttavia, con la ripresa dei bombardamenti, il tempo a disposizione si è drasticamente ridotto. “Ora abbiamo praticamente finito gli aghi e le garze sterili. Abbiamo pochissime scorte di antibiotici per i bambini, che finiranno del tutto nel giro di una settimana. Mancano gli antidolorifici e gli anestetici perché, con la ripresa dei raid, sono aumentate le operazioni chirurgiche. Siamo costretti a razionare questi medicinali e somministrarli solo per le ferite più gravi. Da questa settimana sono iniziati a mancare anche alcuni farmaci per le malattie croniche, soprattutto ipertensione, diabete e malattie psichiatriche”.



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