Un nuovo allarme è stato lanciato da Refugees In Libya, un’organizzazione che si occupa di rifugiati, richiedenti asilo e migranti, riguardo a una serie di violazioni gravi e sistematiche nei confronti dei migranti in Tunisia. In un post pubblicato su X, l’organizzazione ha denunciato che “i migranti neri vengono presi di mira e uccisi in Tunisia, e i loro corpi presentano chiari segni di espianto di organi”. Questa denuncia non è semplicemente una voce isolata, ma si inserisce in un contesto di traffico di organi organizzato, che si sarebbe sviluppato in ospedali e centri di detenzione.
Il collettivo ha evidenziato che, negli ultimi mesi, diversi migranti sono scomparsi, per poi essere ritrovati morti con segni di interventi chirurgici, organi mancanti e senza spiegazioni da parte delle autorità. “Alcuni non vengono mai ritrovati”, hanno aggiunto, sottolineando l’assenza di risposte chiare sui destini di queste persone. Allegato alla denuncia, è stato incluso un video, che Fanpage.it ha scelto di non pubblicare, mostrando il corpo di un migrante somalo. Secondo quanto riportato, “i medici hanno detto ai suoi amici che è morto per ‘cuore rotto’ e una frattura al setto nasale”. Tuttavia, il video rivela un’altra realtà: il corpo presenta una lunga incisione chirurgica, suggerendo un possibile espianto di organi interni. “Questo non è un trattamento medico standard. Questo è traffico di organi” ha affermato l’organizzazione.
Refugees In Libya ha descritto il modus operandi dei trafficanti: “Attendono che tu non abbia più nessuno. Nessun documento. Nessuna voce. Nessuna famiglia che faccia domande. Poi ti aprono. Prendono ciò che vogliono. Ti ricuciono. E raccontano al mondo che sei morto per qualcosa di vago.” Questa descrizione inquietante mette in luce la vulnerabilità dei migranti e la brutalità del sistema in cui si trovano intrappolati.
La denuncia di Refugees In Libya si inserisce in un quadro più ampio di violazioni dei diritti umani, confermato anche da rapporti di organizzazioni internazionali. Un’indagine intitolata “State Trafficking” (Tratta di Stato), presentata al Parlamento Europeo da RRX, ha rivelato che forze armate tunisine, milizie libiche e gruppi criminali sono responsabili di innumerevoli atti di violenza e torture nei confronti dei migranti. Questo rapporto, che raccoglie numerose testimonianze dirette, ha messo in evidenza un inquietante traffico di esseri umani gestito dalla Guardia Nazionale tunisina, con migliaia di migranti subsahariani venduti come schiavi alle milizie in Libia.
Secondo il dossier, le vittime vengono frequentemente separate in base a sesso, etnia e nazionalità, con le donne che hanno un “valore” maggiore e sono spesso soggette a violenze sessuali. Una volta arrestati, i migranti vengono rinchiusi in campi di detenzione improvvisati o in strutture controllate da milizie e forze di polizia locali. Da qui, molti di loro vengono trasferiti in Libia, dove vengono detenuti in condizioni disumane e, infine, “venduti” a chi è disposto a pagare. Come riportato da testimoni diretti, le persone vengono scambiate per denaro, droga o carburante, trasformandole in merce da commerciare tra le milizie.
Il rapporto “Tratta di Stato” mira a riaprire il dibattito sulla responsabilità dell’Unione Europea e degli stati membri riguardo all’esposizione alla morte e alla schiavitù delle persone in viaggio. Inoltre, solleva interrogativi sullo statuto di “Paese sicuro” attribuito alla Tunisia e sul suo ruolo come partner e beneficiario economico nella gestione della frontiera esterna dell’UE. Nonostante le evidenze di violazioni dei diritti umani, il governo di Giorgia Meloni continua a considerare la Tunisia un Paese sicuro.
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