Dopo una sontuosa cena a base di pollo e pane alle zucchine, i Lester avevano stappato del buon vino e servito formaggi pregiati. Linda e Jake avevano invitato a cena Steve, il fratello di Jake, e sua moglie Gina. Le due donne, sedute sul divano, sorseggiavano vino e sfogliavano un vecchio album di famiglia.
— “Il nostro Adam è tutto suo nonno, vero tesoro? Vuoi unirti a me e zia Gina?” chiese Linda porgendo una fotografia al bambino.
All’improvviso, le guance di Adam si tinsero di rosso e gli occhi si riempirono di lacrime.
— “Adam, cosa c’è che non va?” provò a chiedere la madre.
Ma prima che potesse dire un’altra parola, il bambino scoppiò in un pianto inconsolabile. Linda cercò in ogni modo di calmarlo, ma nulla sembrava funzionare. Alla fine decise di portarlo di sopra, nella sua cameretta, sperando che i suoi giocattoli lo distraessero.
Quando tornò giù, i due fratelli erano in garage e Gina aiutava a sistemare la cucina. Linda, con lo sguardo perso e triste, iniziò a lavare i piatti. L’amica si avvicinò e le posò una mano sulla spalla.
— “Tesoro, ancora nessun progresso? È passato un anno ormai…”
Linda sospirò e scosse la testa.
— “Adam parla a malapena, non sorride più. Abbiamo provato con diversi psicologi. Alcune volte sembrava che stesse per aprirsi, ma è stato solo un’illusione. Non so più cosa fare, Gina… sono semplicemente stanca.”
Tutti in famiglia sapevano che Adam era stato vittima di un rapimento un anno prima. Il trauma aveva devastato la famiglia. I rapitori avevano chiesto un riscatto e Jake e Linda si stavano affrettando a pagarlo, quando ricevettero una chiamata dalla polizia: il loro bambino era stato ritrovato da un camionista in un’altra zona della città.
Purtroppo, non c’erano tracce dei rapitori. Il camionista fu scagionato dopo lunghi interrogatori e gli investigatori non avevano alcun indizio. Nemmeno i genitori sapevano più a cosa aggrapparsi.
— “È sempre quella foto,” disse Linda tornando in sé, “ogni volta che la vede, Adam scoppia in lacrime.”
Nessuno riusciva a capire cosa avesse di tanto spaventoso quella vecchia fotografia di famiglia. Mostrava semplicemente i nonni di Adam da giovani, seduti a tavola. Eppure, quella immagine scatenava qualcosa nel bambino. Una reazione che Linda intuiva essere la chiave di tutto.
Quella sera, mentre sbirciava nella cameretta di Adam, lo trovò ancora sveglio.
— “La mamma può entrare?” chiese con dolcezza. Il bambino annuì.
Linda si sedette sul letto e gli accarezzò i capelli.
— “Tesoro, ho notato che qualcosa ti turba… perché non ne parli con mamma e papà?”
Adam abbracciò il suo orsacchiotto. Era nervoso. Non disse una parola.
— “Mi dispiace, piccolo…” sospirò Linda. “Ma proviamo ancora una volta.”
Con delicatezza, gli mostrò la fotografia. Subito gli occhi del bambino si spalancarono, il corpo tremò. Iniziò a piangere, urlare e scalciare. Linda dovette chiamare Jake per calmarlo.
Fu allora che Jake ebbe un’idea.
— “Che ne dici di usare le parole del tuo libro per raccontarci cosa ti fa paura? Pensi di riuscirci?”
Con sorpresa, Adam prese il libro e indicò tre parole: “Io”, “ero”, “qui”.
Linda sbiancò. “Sei stato lì? In quel punto del dipinto? Quello sul muro dietro i nonni?”
Adam annuì. Jake e Linda si scambiarono un’occhiata carica di inquietudine.
Il giorno seguente, Jake si precipitò alla stazione di polizia per parlare con il detective Riley, ma trovò solo un collega. Gli mostrò la foto.
— “Basta questo per riaprire il caso di mio figlio, non crede?”
L’agente non alzò nemmeno lo sguardo.
— “Lasci la foto. Vedremo che si può fare.”
Jake uscì furioso. Chiamò subito suo fratello Steve per chiedergli se sapesse dove fosse stata scattata quella fotografia. Ma Steve negò.
Quella sera, dopo aver raccontato tutto a Linda, i due si guardarono. Questa volta, con determinazione.
— “Lo cercheremo noi quel posto.”
Lasciarono Adam a un vicino fidato e si diressero nella zona dove il piccolo era stato ritrovato. In foto si intravedeva un fienile e uno stagno. Girarono per ore, fino allo sconforto.
— “Forse si è confuso…” disse Jake.
Ma proprio mentre si stavano allontanando da un’ennesima fattoria, Linda lo fermò.
— “No, Jake. Guarda! Vieni con me!”
Si avvicinarono al retro della casa. Lì c’era un fienile. Aprirono lentamente la porta. L’interno era in rovina, puzzava di morte e di muffa. Sembrava abbandonato da anni.
Poi Linda sussurrò tremante:
— “Guarda…”
A terra, coperto di polvere, c’era il berretto che Adam indossava il giorno in cui era scomparso.
Chiamarono subito la polizia. Continuando a cercare, Jake trovò una fotografia più grande di quella che avevano a casa. Due figure in più: un’anziana signora e una giovane donna. Sul retro c’erano i nomi: Dorothy M. & Les Marie, Richard M.
Jake sbiancò. “Questo fienile apparteneva alla nostra bisnonna…” disse. Era stato venduto quando Steve aveva dieci anni, prima ancora che Jake nascesse.
Quel giorno, Steve aveva mentito.
Le sirene li riportarono alla realtà. Quando il detective Riley arrivò, ascoltò tutto e domandò:
— “Signora Lester, lei crede che suo cognato possa essere coinvolto?”
Linda guardò Jake. Lui non rispose. Ma la sua espressione diceva tutto.
— “Allora tendiamogli una trappola,” disse il detective.
Jake chiamò Steve e gli chiese se poteva badare ad Adam il giorno seguente. Steve accettò.
Il giorno dopo, nascosti con la polizia vicino al fienile, Jake e Linda attesero. Dopo mezz’ora, un’auto si fermò. Steve scese, con una tanica di benzina. Voleva bruciare tutto.
Ma la polizia lo bloccò all’istante.
— “Steve Lester, la dichiaro in arresto per il rapimento di suo nipote.”
Jake lo guardò in silenzio. Poi, con voce spezzata, chiese:
— “Come hai potuto?”
Steve rispose con odio:
— “Credi che il nonno abbia diviso equamente l’eredità?”
Jake impallidì. Era tutto per soldi. Steve aveva rapito suo nipote per ottenere un riscatto. Aveva distrutto la famiglia, tradito suo fratello… per denaro.
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