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Mauro Corona: “Mia madre fuggì per salvarsi, mio padre la picchiava e finì in coma tre volte”



Mauro Corona è al centro del docufilm “La mia vita finché capita”, diretto da Niccolò Maria Pagani. Il film sarà presentato in anteprima al Trento Film Fest e verrà distribuito nei cinema il 5 maggio da Wanted. In una recente intervista a Il Giorno, Corona ha condiviso la sua visione del mondo e della sua vita.



Nel corso della sua carriera, Corona ha pubblicato circa quaranta libri, alcuni dei quali sono diventati best sellers. Tuttavia, la sua notorietà è principalmente legata alla televisione, dove è apparso in programmi come “Carta Bianca” con Bianca Berlinguer e la sua versione Mediaset “È sempre Cartabianca”. Corona ha espresso il paradosso della sua fama televisiva: “Scrivi 40 libri, scali montagne, fai lo scultore ma non esisti. Vai a fare il pagliaccio in tv e diventi famoso”.

La sua infanzia è stata segnata da eventi traumatici. Corona ha raccontato: “Sono stato partorito sul carretto dei miei, venditori ambulanti, per le strade di montagna. Era il 1950… Tutti i genitori si preoccupano quando i figli non tornano la sera, mio padre si preoccupava quando tornavo… Mia madre l’ho vista saltare su un furgoncino rosso: avevo 6 anni, tornò che ne avevo 13. Scappò per salvarsi la pelle. Mio padre la picchiava, è andata in coma tre volte…”. Questo passato difficile ha influenzato profondamente la sua vita.

Un altro aspetto significativo della vita di Corona è la sua lotta contro l’alcolismo. Durante una recente puntata di “È sempre Carta bianca”, è apparso con un bicchiere di latte, simbolo del suo impegno a superare questa dipendenza. Ha dichiarato: “Ho avuto molte difficoltà col vino. Ma adesso sto cercando la quiete… ma non perché mi hanno ritirato la patente… È che l’alcol tira fuori l’aggressività. Sto cercando di combattere col demonio. È una partita persa ma almeno provo a battagliare”. In un’altra intervista a Verissimo, ha aggiunto: “Ogni tanto ci ricado, è una vipera che ti morde. Non ne esci più […] Ci sto provando, ci sono riuscito una volta per cinque anni poi ci sono ricaduto. La seconda volta ce l’ho fatta per due anni […] Non trovo alcuna giustificazione. La colpa è mia. Ho 74 anni, non so quanto mi resta, vorrei viaggiare in discesa, non più in salita”.



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