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Massimiliano Mulas, lo stupratore seriale fermato da Carmine Tondi (carabiniere non in servizio): «Era agitato e chiedeva denaro. L’ho riconosciuto e l’ho chiamato per nome»



Un giovane carabiniere di Mestre, Carmine Tondi, ha avuto un ruolo determinante nell’arresto di Massimiliano Mulas, un presunto stupratore seriale. L’operazione è avvenuta dopo un episodio di violenza sessuale, in cui una bambina di soli 11 anni è stata vittima dell’uomo. Tondi, 23 anni e in servizio da un anno e mezzo presso la Stazione dei Carabinieri di Mestre, ha dimostrato un’iniziativa lodevole, mettendosi a disposizione della comunità anche al di fuori del suo orario di lavoro.



L’episodio che ha portato all’arresto di Mulas è avvenuto nel pomeriggio di giovedì, quando il carabiniere ha appreso della violenza. “Erano le 18.30 circa, stavo uscendo quando ho appreso la notizia che c’era stata una violenza sessuale,” ha dichiarato Tondi. Insieme ad altri colleghi liberi dal servizio, ha deciso di recarsi in ufficio per coordinarsi con il comandante e organizzare le ricerche.

La risposta della Compagnia dei Carabinieri di Mestre è stata rapida e ben organizzata. Il maggiore Davide Nardone, comandante della Compagnia, ha spiegato: “La risposta in effetti è stata tempestiva fin dal ricevimento della chiamata. L’operatore della sala operativa ha immediatamente mandato una macchina sul posto che ha acquisito le informazioni e fatto partire le ricerche con tutte le pattuglie.” La presenza di un numero elevato di carabinieri sulla strada ha contribuito a garantire che il sospetto non potesse sfuggire.

Dopo aver setacciato diverse aree di Mestre, tra cui parchi e attività commerciali, Tondi e i suoi colleghi hanno notato un uomo con atteggiamenti sospetti in via Piave, una zona già nota per la presenza di spacciatori. “Cercava di attirare tutte le persone che gli si avvicinavano. Allora ho deciso di scendere dall’automobile e fermarlo con la scusa di un controllo casuale per capire qualcosa di più,” ha spiegato il carabiniere.

Durante il controllo, Tondi ha chiamato l’uomo per nome, chiedendogli i documenti. L’uomo ha risposto di non avere con sé il borsello, il che ha insospettito ulteriormente il carabiniere. “In quel momento ho capito che non bisognava lasciarlo andare,” ha aggiunto Tondi. Grazie all’atteggiamento nervoso e agitato del sospetto, il carabiniere ha contattato i suoi colleghi, che hanno proceduto a portarlo in caserma per l’identificazione.

Una volta in caserma, è stato possibile confrontare i documenti dell’uomo con l’identità che avevano a disposizione. “Dopo l’identificazione abbiamo visto che era lui,” ha confermato Tondi. Il sospetto si era mostrato particolarmente ansioso e continuava a muoversi senza una meta precisa, fermando i passanti per chiedere aiuto e denaro. Questi comportamenti hanno ulteriormente confermato i sospetti dei carabinieri.

Il lavoro di squadra e la prontezza di riflessi dei militari hanno giocato un ruolo cruciale nell’arresto di Mulas, un uomo che, come indicato, era abituato a spostarsi frequentemente e non possedeva neppure un cellulare per essere tracciato. La collaborazione tra i carabinieri, sia in servizio che liberi, ha dimostrato l’efficacia delle forze dell’ordine nel rispondere a situazioni di emergenza.



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