Mark Cropp, un giovane neozelandese di 19 anni, si trova a dover affrontare una sfida che molti, a sua età, non si aspettano di dover affrontare. Desideroso di trovare un lavoro e di poter mantenere la sua famiglia, Mark si trova però a fare i conti con un ostacolo molto evidente: un gigantesco tatuaggio che gli copre metà del viso.
Il tatuaggio, che reca la scritta “Devast8” (un termine che significa “devastare”), si è rivelato un vero e proprio biglietto da visita poco invitante per le agenzie di lavoro. Questo simbolo, benché non legato a nessuna affiliazione criminale, rende difficile per Mark essere preso sul serio in un contesto professionale.
Nel 2016, mentre scontava una condanna per rapina aggravata, Mark aveva deciso di farsi fare il tatuaggio in carcere. All’inizio doveva trattarsi di un piccolo disegno lungo la linea del mento, ma la situazione è rapidamente sfuggita di mano. “Abbiamo bevuto un po’ troppo quella notte”, racconta Mark al NZ Herald. Il risultato? Un tatuaggio enorme che ora copre praticamente metà della sua faccia, un aspetto che lo rende facilmente riconoscibile, ma che gli ha anche causato seri problemi nel trovare lavoro.
Mark, che è cresciuto in un ambiente difficile, senza genitori e immerso in un contesto di alcool e droghe, ha spiegato che la sua esperienza in carcere gli ha permesso di riflettere sulla sua vita.
Nonostante il suo passato turbolento, Mark è deciso a cambiare e a riprendersi la sua vita. “Parte del motivo per cui sono diventato quello che sono oggi è stato il fatto di crescere senza una guida”, ha detto. La sua permanenza in prigione, tuttavia, gli ha dato una sorta di “sveglia”, facendogli capire la necessità di un cambiamento.
Durante la sua detenzione, la sua compagna, Taneia, ha dato alla luce la loro figlia. Purtroppo, la coppia ha perso la custodia della bambina a causa delle circostanze, ma Mark e Taneia stanno lavorando per riottenere l’affido. “L’ho incontrata da poco. All’inizio era un po’ diffidente, ma alla fine mi ha abbracciato e mi ha dato un bacio”, racconta Mark, visibilmente emozionato. La visita alla figlia lo ha spinto a cercare nuovamente un lavoro, con la speranza di dare un futuro migliore alla sua famiglia.
Nonostante le difficoltà, Mark non si arrende. Più di una volta è stato rifiutato dalle agenzie di lavoro, che non vedevano oltre il suo tatuaggio. “Una volta mi hanno detto: ‘Non ti assumeremmo mai con quella cosa in faccia’”, racconta Mark.
Tuttavia, determinato a non essere giudicato solo per il suo aspetto, ha deciso di condividere un selfie su Facebook in una pagina dedicata agli annunci di lavoro. “Volevo dire a tutti che sono una persona come tante, non solo il tatuaggio che ho sulla faccia”, ha spiegato Mark, sperando di abbattere i pregiudizi e di far capire che nonostante l’aspetto, ha un cuore e delle aspirazioni come tutti.
Mark ha rifiutato due volte la proposta di rimuovere il tatuaggio, un’opportunità offerta dal sistema penale neozelandese per facilitare l’accesso a trattamenti di rimozione dei tatuaggi. “Per me, il tatuaggio fa parte di ciò che sono”, ha dichiarato. Tuttavia, è consapevole che, per riuscire a reintegrarsi nella società, potrebbe dover fare un compromesso e rimuoverlo. “Se per essere accettato nella società devo liberarmi di questa parte di me, allora lo farò”, ha affermato, ma solo se necessario.
La sua storia è un potente promemoria del fatto che preconcetti e giudizi superficiali possono essere barriere difficili da abbattere, ma che con determinazione e speranza, è possibile affrontare anche le difficoltà più grandi. Mark continua a lottare per cambiare il suo futuro, per rivedere la sua bambina e per dare alla sua famiglia un’opportunità migliore. Il suo esempio dimostra che, al di là delle scelte del passato, ogni individuo ha il diritto di cercare una seconda possibilità.
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