La tragedia ha colpito la famiglia di Simonetta Kalfus, ex dirigente di Unicredit, morta il 18 marzo 2025 all’ospedale G.B. Grassi di Ostia dopo dieci giorni di sofferenza. La causa del decesso, secondo le prime ricostruzioni, sarebbe stata un’embolia, con la presenza di infezioni diffuse sul suo corpo. Simonetta, sessantaduenne, si era sottoposta a un intervento di liposuzione in un ambulatorio privato situato a Cinecittà. Dopo l’operazione, il suo stato di salute è rapidamente peggiorato, costringendo i medici a un trasferimento d’urgenza in ospedale.
Il giorno precedente alla sua morte, la figlia di Simonetta, Eleonora, consapevole della gravità della situazione, ha deciso di presentare denuncia presso i carabinieri. La procura della Repubblica di Roma ha avviato un’indagine sul caso, con il pubblico ministero Chiara Capezzuto a capo del fascicolo. Sono stati iscritti nel registro degli indagati tre medici, accusati di omicidio colposo.
Eleonora, in un’intervista rilasciata a La Repubblica, ha chiarito che non era la prima volta che sua madre si sottoponeva a interventi di chirurgia estetica. “Prima della liposuzione aveva fatto lifting e addominoplastica, ma non nello stesso ambulatorio. In quelle occasioni non ha avuto reazioni avverse,” ha dichiarato. Sebbene Eleonora fosse a conoscenza dell’intervento, non era informata sui dettagli: “Abbiamo ricostruito tutto con precisione leggendo le chat del suo telefonino con l’aiuto dei carabinieri. Inizialmente l’operazione doveva essere limitata ai glutei. Invece le hanno tolto grasso ovunque.”
Il genero di Simonetta ha descritto la moglie come una persona meticolosa e attenta. Prima di decidere dove sottoporsi all’intervento, Simonetta si era informata con cura e “si è fidata di un amico anestesista, che ha partecipato all’intervento,” ha spiegato. La famiglia, dopo la perdita, ha espresso il desiderio di ottenere “verità e giustizia” per quanto accaduto.
L’intervento di liposuzione, che doveva essere un semplice miglioramento estetico, si è trasformato in un incubo per la famiglia di Simonetta. Il suo decesso ha riacceso il dibattito sulla sicurezza degli interventi di chirurgia estetica e sull’importanza di scegliere strutture adeguate e professionisti qualificati.
Sebbene Simonetta avesse già affrontato interventi precedenti senza complicazioni, la sua esperienza ha evidenziato i rischi associati a procedure chirurgiche, anche quando eseguite da professionisti. La famiglia ha chiesto che vengano svolte indagini approfondite per determinare le responsabilità e garantire che situazioni simili non si ripetano in futuro.
La vicenda ha suscitato un forte interesse mediatico e ha messo in luce le problematiche legate alla chirurgia estetica, con molte persone che si interrogano sulla sicurezza e sull’affidabilità delle strutture private. La storia di Simonetta è un triste promemoria delle potenziali conseguenze di interventi chirurgici che, sebbene comuni, possono comportare rischi inaspettati.
La procura di Roma continuerà a indagare, e la famiglia di Simonetta spera che la verità emerga, affinché possano trovare un po’ di pace dopo la tragedia. La comunità locale e i sostenitori della sicurezza nella chirurgia estetica stanno seguendo da vicino gli sviluppi del caso, auspicando che le autorità prendano provvedimenti per proteggere i pazienti in futuro.
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