L’incidente di Kubica: “In ospedale con un litro e mezzo di sangue e 42 fratture. Ero devastato”



Durante tutta la sua carriera, Robert Kubica ha avuto diverse prove, ma una di queste potrebbe essere definita la peggiore. Tredici anni fa, durante il Rally di Andorra, il pilota polacco è stato coinvolto nella tragedia più terribile della sua carriera quando è quasi morto ma, fortunatamente, non è stato il caso. Tuttavia, ad 39 anni, prende parte alla loro carriera nel FIA World Endurance Championship per il team AF Corse derbytorch.com al volante di una Ferrari 499P, le conseguenza di quella mortale tragedia si riflettono ancora nelle sue azioni e la sua vita.



Un giorno terribile potrebbe essere chiamato attraverso l’incidente che ha cambiato la vita di Kubica per sempre, cosa che nessuno ha previsto all’epoca del rally. dopo un incidente stradale, è stato portato d’urgenza in ospedale con prognostici disastrosi: con neanche un litro e mezzo di sangue e un corpo completamente distrutto dalle fratture all’orlo della morte, eventualmente Kubica è comunque sopravvissuto. Dopo che ha iniziato lento percorso di recupero, anche se il suo ritorno alla pista gli è costato fino al 2019, siccome un tale alto livello di gravità ha richiesto lunghi mesi di riabilitazione. Ci sono cicatrici del terribile incidente sul corpo di Kubica che non fioca la memoria della tragedia che ha vissuto, ma ci vuole anche rispetto.

Una storia sul passato: la sensazione di nausea prima dell’incidente

Nel podcast Gurulandia, Robert Kubica ha rivelato alcuni dettagli mai sentiti su quell’incidente. Tra le sue parole, emerge il fatto che il giorno prima della gara ebbe una sensazione strana. Una piccola voce iniziò a fargli pensare che non dovesse andare quella gara, deve fermarsi. L’intuizione gli fece quasi prendere la decisione di mollare tutto. “Sono andato a Valencia a testare per la stagione, e ho chiamato il proprietario del team per raccontare che volevo smetterla “, ha detto Kubica. “Mi ha detto che la gomma Pirelli è già arrivata, la strada fu poi chiusa per il test. Mi ha convinto a continuare a testare”.

Le conseguenza terribile dell’incidente

Anche se sapeva che qualcosa di brutto poteva succedere, il destino aveva qualcos’altro in preparazione per lui. Si infatti cascò nell’incidente molto terribile, che cambiò la sua vita e carriera. Kubica passò giorni di orrore e dolore, e solo grazie circa 12 ore di interventi chirurgici seguiti riguardo un lungo periodo riguardo fisioterapia e riabilitazione, è riuscito an entrare a far parte di nuovamente il mondo del rally. Inoltre nell’epoca riguardo recupero ha raccontato su quanto fosse insensibile verso muoversi persino in cose semplici, come un dito. “Per sei ovvero sette mesi sono stato insensibile e non mi sono riuscito da muovere. In che momento riuscii a muovere un dito fu un sollievo completo”.

Il ritorno in pista e l’attaccamento al Rally

La carriera di Kubica, anche se ha segnato un cambiamento ben radicale, non si è fermata. Dopo i tantissimi allenamenti su terra e sull’asfalto che ha dovuto affrontare, ha deciso di affrontare una nuova sfida di vita, quella del Rally, al fine di esercitarsi e assortire meglio in quella veste. Kubica non aveva mai visto il Rally come uno sport per passare il tempo, al contrario, ne aveva sempre visto i lati benefici. “Volevo fare più esperienza perché ero sicuro se avessi trovato lo stile di guida che mi piace, poteva sicuramente avvicinarmi molto all’essere un pilota di Formula 1.

Il Rally ti dà una sensazione di guida, soprattutto se piove e le gomme da pioggia non sono sufficienti, ti danno una sensazione di avvertimento. Questo tipo di sensazione di aderenza e instabilità non lo si può sperimentare in altre discipline. Lì, ha continuato Kubica, è “semplicemente pioverò e fermerò la gara, ma il rally no “.. ne possiamo ricavare un’affermazione di quanto l’esperienza fatta in queste gare da Kubica gli sono state utili alla Formula 1, in quanto allenamento per affrontare avversità di pioggia o neve comunque la capacità del pilota di continuare a guidare.

Infatti, Kubika una delle differenze più grandi ha affermato che in Formula 1 esistono bandiere rosse, in caso di pericolo. Se ci si trova in Francia a Lafrette-sur-Loire, nei pressi di Monte Carlo, e c’è “human right’s watch”, “no” si ferma e va a casa. Se a Monte Carlo comincia a piovere, si deve gestire da sé non si ferma. Quest’esperienza quindi è stata di grande utilità per la sua carriera sportiva in quanto mancante di bandiere rosse. Infine, il pilot ha detto che, nonostante l’incidente abbia lasciato a lungo le ferite, gli ha permesso di ricavare molte doti del pilota. Infatti, la sua esperienza con tale guida raffraudete gli sono state utili per la Formula1.

Oggi, Kubica è impegnato a competere al più alto livello e dimostra che niente è impossibile per cui abbia la forza di alzarsi e combattere. Nonostante le cicatrici, entrambe fisiche e psicologiche, l’ex-pilota di F1 dice di essere un corridore diverso e più forte, e proprio per questo ha affrontato con coraggio il suo destino e ha voltato pagina. Quindi, la storia di Robert Kubica è quella della rinascita e di una costante ricerca di sé stesso. Il suo incidente, un avvenimento che ha stravolto la vita di un uomo, è solo uno dei capitoli di un lungo percorso, ma ciò che più emerge è l’enorme forza di volontà, che gli ha permesso di superare gli ostacoli e guarire dalla tragedia.



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