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L’Everest è diventato una discarica a 8mila metri di altezza: inquinato da 240mila litri di urina e rifiuti organici



L’Everest, un tempo considerato il sogno di ogni alpinista, è oggi una delle vette più inquinate del pianeta. Le analisi delle acque estratte dai ghiacciai hanno rivelato la presenza di 240mila litri di urina, escrementi e altri rifiuti organici che hanno contaminato l’area. Questo fenomeno è il risultato di un turismo di massa sempre più accessibile e della presenza di scalatori impreparati, che spesso lasciano dietro di sé una scia di degrado ambientale.



Il turismo sull’Everest, un’esperienza dal costo elevato ma sempre più diffusa, ha trasformato la montagna in una discarica a cielo aperto. I reportage più recenti descrivono uno scenario desolante: tonnellate di rifiuti si accumulano a oltre ottomila metri di altezza, rendendo irriconoscibile quello che un tempo era un luogo di imprese leggendarie. Tra i rifiuti abbandonati si trovano latte di cherosene, cartoni, plastica, bombole di ossigeno e attrezzature dimenticate. Anche il campo 4, situato a un’altitudine proibitiva, non è immune da questa piaga ambientale.

Un impatto devastante sull’ambiente

La situazione è particolarmente grave nei punti di ritrovo degli scalatori, come il campo base a duemila metri, dove il degrado è evidente. I rifiuti non solo deturpano il paesaggio, ma hanno anche un impatto ambientale devastante, aggravato dagli effetti del cambiamento climatico. Con lo scioglimento dei ghiacciai, emergono ulteriori residui lasciati dall’uomo, peggiorando ulteriormente le condizioni già critiche.

Alcuni alpinisti, giunti al campo 4, hanno descritto la situazione con parole dure: “È il più sporco mai visto”. Questo grido d’allarme risale a un paio di anni fa, ma la situazione è peggiorata ulteriormente. Con l’inizio della nuova stagione di scalate, prevista tra marzo e maggio, si prevede un afflusso di circa duemila persone, che potrebbero aggravare ulteriormente il problema. Le lunghe code di scalatori, spesso costretti ad attendere per ore in condizioni difficili, lasciano dietro di sé tracce inquietanti di inquinamento.

Le misure adottate dalle autorità nepalesi

Il governo nepalese ha cercato di affrontare il problema attraverso diverse iniziative, tra cui operazioni di bonifica e campagne di sensibilizzazione. Tuttavia, questi sforzi non sono ancora sufficienti a contrastare l’impatto del turismo di massa. Per scoraggiare l’afflusso di visitatori, all’inizio del 2025 è stato deciso un aumento significativo dei costi per scalare l’Everest. Il prezzo del permesso, fissato a circa 10.200 euro per gli stranieri dal 2015, è stato portato a quasi 13.900 euro. A questa cifra si aggiungono le spese di viaggio, assicurazione, abbigliamento e attrezzature, portando il costo totale di un’escursione a una somma compresa tra 40mila e 200mila euro.

Nonostante questi interventi, il problema persiste. Le autorità nepalesi, tra cui Dhananjay Regmi, direttore generale del Nepal Tourism Board, hanno sottolineato l’importanza di una maggiore responsabilità da parte dei turisti e delle guide. Tuttavia, l’aumento dei costi non sembra essere sufficiente a ridurre l’impatto ambientale.



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