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Lavoro in Italia da tre anni, e risparmio ogni centesimo per comprarmi una casa e per quando sarò anziano



I miei figli sono convinti che, nella vecchiaia, dovrei occuparmi di loro, perché è così che li ha abituati il padre.



Un tempo ero una donna fortunata: mi ero sposata bene e non avevo mai conosciuto la povertà. Mio marito Mykhailo guadagnava bene e io non dovevo lavorare. Mi dedicavo alla casa e ai bambini. Aveva un’attività: acquistava auto in Polonia e in Germania, le sistemava e poi le rivendeva.

Anche nostro figlio e nostra figlia non sapevano cosa significasse ricevere un “no”. Avevano tutto ciò che desideravano. Mykhailo ha comprato loro appartamenti e organizzato matrimoni sontuosi. Così si sono abituati ad avere tutto senza sforzo.

Volevano andare in vacanza al mare? Partivano. Volevano un nuovo telefono costoso? Lo ricevevano. Mio marito faceva di tutto per compiacerli.
Ma oggi, il risultato di quell’educazione ci è costato caro.

Almeno rispettavano il padre. A me, invece, mi trattavano come una domestica, solo perché non davo loro soldi. Pretendevano che cucinassi i loro piatti preferiti, che lavassi i loro vestiti, che pulissi dopo di loro. E loro, in casa, non facevano nulla.

Quando Mykhailo è venuto a mancare, non hanno mostrato alcun rispetto. Hanno subito iniziato a dividere l’eredità. Mi hanno cacciata dalla casa, che poi hanno venduto.

“A che ti serve una casa così grande? Non l’hai mica guadagnata tu, è tutto merito di papà!” mi hanno detto.

Con i soldi della vendita si sono comprati delle auto. Io, senza un tetto, sono stata accolta da un’amica. È stata lei a consigliarmi di andare a lavorare all’estero, perché era chiaro che dai miei figli non avrei ricevuto alcun aiuto. Così ho fatto.

Da tre anni lavoro in Italia, risparmiando ogni euro per una casa e per la mia vecchiaia. Qui ho conosciuto tante donne ucraine, alcune della mia stessa regione. Ho un buon impiego: assisto un’anziana signora e mi prendo cura della sua casa.

Non sono mai tornata nel mio Paese, nemmeno per le feste. E perché dovrei? Non ho più una casa mia.

Qualche giorno fa, mio figlio mi ha chiamato all’improvviso. Non è riuscito a portare avanti l’attività del padre ed è pieno di debiti. Poiché lavoro all’estero, ritiene che io guadagni abbastanza da poterglieli saldare.

“Papà ci ha sempre aiutati. Tu mai! Potresti almeno rimediare!” mi ha urlato al telefono.

Gli ho risposto con fermezza:

“Non vi devo nulla. In ogni famiglia, sono i figli a prendersi cura dei genitori anziani. Ma voi avete sempre pensato solo a voi stessi. E allora anch’io penserò solo a me.”

Da quel giorno non si sono più fatti sentire.

Mi fa male ammetterlo, ma ho dei figli ingrati. Spero che un giorno capiscano quanto hanno sbagliato.
Nel frattempo, continuo a lavorare e a pensare al mio futuro. Perché ormai ho capito che non posso contare su nessuno, se non su me stessa.

Non ho forse ragione?



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