Un episodio controverso ha scosso l’opinione pubblica dopo che la nonna di un giovane condannato, che a soli 16 anni ha ucciso Giovanbattista Cutolo, noto come Giogiò, ha condiviso videochiamate dal carcere con il nipote. Le immagini, in cui il killer esprime affetto con frasi come “Vi amo, tutto passa” e “un legame che durerà in eterno”, sono diventate rapidamente virali sui social media, sollevando un acceso dibattito sulla sensibilità e l’etica nella gestione delle comunicazioni tra detenuti e familiari.
La madre della vittima, Daniela Di Maggio, ha reagito con rabbia, evidenziando l’inadeguatezza della situazione. “In quelle immagini c’è il killer di mio figlio. La nonna mette in rete videochiamate dal carcere e le fa fare contemporaneamente all’altro nipote detenuto. Ci rendiamo conto dal carcere cosa esce in maniera irriverente contro le vittime e a favore dei carnefici? Dove andiamo a finire?” ha dichiarato Di Maggio, esprimendo il suo profondo sconcerto per la situazione.
L’omicidio di Giovanbattista Cutolo è avvenuto nella notte del 31 agosto 2023 e ha suscitato un’ampia eco mediatica e sociale, non solo per l’età del killer, ma anche per la brutalità del crimine. La diffusione di queste videochiamate ha ulteriormente acceso le polemiche riguardo alla percezione della giustizia in Italia e al trattamento riservato ai detenuti.
In risposta all’indignazione pubblica, il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha annunciato che verranno avviati provvedimenti per chiarire la situazione. “Con riferimento alla videochiamata fatta alla nonna dal killer del giovane musicista napoletano Giogiò Cutolo, immediatamente diventata virale sui social, il ministro Nordio ha chiesto riscontri in sede amministrativa per accertare se le immagini e le riprese diffuse sui social siano state effettuate dalla Casa circondariale di Catanzaro, nel corso del colloquio a distanza con i familiari del detenuto,” ha fatto sapere il Ministero della Giustizia.
Le autorità competenti hanno confermato che le videochiamate tra detenuti e familiari sono regolarmente autorizzate e che l’uso di applicativi come WhatsApp è consentito. Tuttavia, la Direzione della casa circondariale ha segnalato la questione alla locale Procura e al Magistrato di Sorveglianza per indagare sia sulla diffusione illecita del video sia sulle modalità di registrazione del colloquio, che non avrebbero dovuto essere possibili da parte degli interlocutori.
Il caso ha sollevato interrogativi sulla gestione delle comunicazioni all’interno delle strutture penitenziarie e sulla possibilità che simili episodi possano ripetersi in futuro. La madre di Cutolo ha chiesto maggiore attenzione e rispetto per le vittime di reati violenti, sottolineando come la diffusione di tali contenuti possa riaprire ferite profonde e alimentare il dolore delle famiglie colpite.
La situazione ha acceso un dibattito più ampio sulla giustizia e sulla protezione delle vittime, con molti cittadini che si interrogano su come le istituzioni stiano gestendo la comunicazione tra i detenuti e i loro familiari. La reazione del pubblico e dei media è stata immediata, con molti che hanno espresso il loro disappunto attraverso i social, chiedendo misure più severe per evitare che simili episodi possano ripetersi.
Add comment