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Il mio fidanzato insisteva che mi facessi la doccia due volte al giorno – La sua strana richiesta è diventata chiara quando ho conosciuto sua madre



Ripensando al percorso che mi ha portata dove sono oggi, mi ritrovo a ricordare un periodo costellato di momenti condivisi e di una compagnia che credevo perfetta. Mi chiamo Sophie, ho 32 anni, ed è stato proprio in questa fase della mia vita che ho incontrato Jacob, un uomo la cui intelligenza e determinazione mi hanno subito colpita. La nostra relazione è sbocciata rapidamente, alimentata da interessi comuni e da esperienze che ci hanno avvicinati sempre di più.



Ci siamo conosciuti in un contesto quasi da film romantico: una festa tra amici. Jacob era orgoglioso della sua stabilità e della vita ordinata che si era costruito. Quella disciplina e sicurezza risuonavano perfettamente con me. In breve tempo abbiamo scoperto di condividere la passione per la natura, la cucina e i vecchi film.

I nostri weekend erano fatti di escursioni in mezzo alla natura, silenzi condivisi e complicità autentica. Durante la settimana, ci dilettavamo in cucina tra nuove ricette e risate, trasformando ogni cena in un piccolo rito. E la sera, accoccolati sul divano, ci perdevamo tra i classici del cinema, commentando trame e interpretazioni.

Tutto sembrava perfetto. Fino a quella sera in cui, durante una tranquilla serata a casa, Jacob abbassò il laptop, mi guardò con uno sguardo serio e disse:
“Sophie, mi piace stare con te, ma c’è qualcosa che mi disturba.”
Il cuore mi saltò in gola. E poi aggiunse:
“So che può sembrare strano, ma… potresti farti la doccia più spesso?”

Rimasi pietrificata. Mi facevo la doccia ogni giorno! Cosa poteva significare? Jacob parlò dei suoi standard di igiene “molto alti” e di come, per lui, fosse necessario che mi lavassi due volte al giorno. Pur confusa e umiliata, accettai. Ma qualcosa dentro di me si spezzò.

Iniziai a cambiare tutta la mia routine. Mi svegliavo prima, organizzavo le mie serate in funzione della seconda doccia, compravo prodotti costosi per l’igiene, eppure… continuavo a sentirmi inadeguata. Più cercavo di accontentarlo, più mi sentivo sporca. Invisibile. Piccola. Sbagliata.

La svolta arrivò quando, disperata, mi rivolsi alla dottoressa Lewis, una dermatologa esperta. Le raccontai tutto, tra lacrime e imbarazzo. Dopo una lunga visita, mi guardò negli occhi e disse:
“Sophie, non c’è alcun odore. Non c’è nessun problema.”

Quelle parole, invece di sollevarmi, mi fecero crollare. Avevo modificato la mia vita per soddisfare un’idea che non corrispondeva alla realtà. Chiesi esami più approfonditi: tutto risultò nella norma. Non c’era nulla che non andasse in me.

Fu in quel momento che iniziai a guardare la situazione da un’altra prospettiva: e se il problema non fossi io?

Il culmine arrivò con l’invito a cena dai genitori di Jacob. Ansiosa e intimorita, mi preparai con meticolosità. Volevo dare una buona impressione. Appena arrivati, la madre di Jacob, Nancy, mi accolse con un sorriso freddo e subito disse:
“Perché non vai a rinfrescarti un po’? Abbiamo ancora tempo prima di cena.”

Rimasi impietrita. Quelle parole, così simili a quelle di Jacob, furono come un fulmine. L’ossessione per l’igiene non era solo sua. Era di famiglia. La cena proseguì in modo teso, fino a quando Eloise, la sorella minore di Jacob, mi chiese di seguirla in camera sua.

Sedute in quell’angolo intimo della casa, Eloise mi guardò e disse:
“Sophie, non sei tu il problema. Loro sono… strani. Da sempre convinti di avere ‘super sensi’, che riescono a percepire odori e imperfezioni che gli altri non notano. Sono cresciuta con queste fissazioni. E ho visto tante persone allontanarsi per questo.”

Quella confessione fu come respirare dopo mesi in apnea. Tutto acquisì senso. Jacob non cercava una compagna, ma qualcuno che si conformasse a uno standard malato, dettato da convinzioni distorte.

Decisi di lasciarlo.

Fu doloroso. Avevo investito tempo, amore, fiducia. Ma ora sapevo: non c’era nulla di sbagliato in me. Avevo semplicemente amato la persona sbagliata. E nonostante tutto, quella relazione mi ha lasciato una lezione preziosa:
Mai mettere in discussione il proprio valore per adattarsi alle insicurezze di qualcun altro.



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