​​


Il caso Povia secondo Paolo Bonolis, esclusione da discografia e TV legata a Luca era gay e alla politica italiana



Paolo Bonolis, noto conduttore televisivo, ha recentemente affrontato il tema della carriera di Povia durante un’intervista al podcast DoppioPasso. Nel corso della conversazione, Bonolis ha ripercorso alcune tappe significative della sua carriera, soffermandosi in particolare sul Festival di Sanremo del 2009, evento che lo vide nuovamente alla guida della kermesse dopo il successo ottenuto nel 2005. Tra gli argomenti trattati, il presentatore ha commentato la partecipazione di Povia con il brano “Luca era gay”, una canzone che suscitò numerose polemiche e, secondo Bonolis, influì negativamente sulla carriera dell’artista.



La canzone, che raccontava la storia di un uomo che abbandona l’omosessualità per tornare a una relazione eterosessuale, fu al centro di un acceso dibattito. Bonolis ha definito il brano “una bellissima canzone” e ha sottolineato come le idee radicate di Povia abbiano portato alla sua esclusione dai circuiti discografici e televisivi. “Siccome lui ha delle idee radicate, è stato escluso dalle attenzioni di discografiche e tv, cosa che non riesco assolutamente a comprendere. È la parte umbratile della meschinità politica italiana”, ha dichiarato il conduttore.

Il Festival di Sanremo del 2009 rappresentò un momento importante per la carriera di Paolo Bonolis, che tornava sul palco dell’Ariston per risollevare una manifestazione in crisi di credibilità. Tra gli artisti in gara in quell’edizione, Povia si presentò con un brano che già alla vigilia aveva generato forti polemiche. L’artista, che aveva esordito fuori gara nel 2005 con “I bambini fanno oh” e vinto l’anno successivo con “Vorrei avere il becco”, tornava a Sanremo con una canzone che attirò critiche da parte di associazioni come Arcigay, che accusarono il cantante di promuovere l’idea che l’omosessualità fosse una condizione da cui si potesse guarire.

Le contestazioni furono particolarmente dure e portarono Arcigay a promuovere un boicottaggio contro il brano. In risposta alle polemiche, Paolo Bonolis intervenne in conferenza stampa per difendere la scelta di includere la canzone nel Festival. Un video dell’epoca, recentemente tornato a circolare sui social, mostra il conduttore mentre espone il suo punto di vista sulla questione: “Se fosse stata offensiva, al mio Festival non avrebbe partecipato. Quello che combatte Arcigay è una battaglia giustissima, contro l’eticizzazione che viene fatta di un aspetto della natura. Dell’omosessualità, storicamente, ci si chiede se sia giusta o sbagliata. Potranno essere un po’ incazzati? Sì ed è giusto che facciano la loro battaglia. Giacché io penso questo, trovo che la canzone di Povia non sia una traiettoria irriverente verso l’omosessualità […] con una chiusura totale nei confronti di diverse possibilità di racconto, diventa sbagliata anche la loro lotta. L’impegno così marcato nella volontà di non voler accettare che si possa raccontare una storia che nient’altro è che una delle tante espressioni della varietà dell’omosessualità, è uno sbaglio secondo me, dettato dalla rabbia di una battaglia che non avrebbero mai dovuto combattere”.

Le parole di Paolo Bonolis evidenziano un tema ancora attuale: il difficile equilibrio tra libertà artistica e sensibilità sociale. La vicenda di Povia, escluso dai principali circuiti musicali e televisivi, solleva interrogativi sul ruolo delle polemiche politiche e culturali nel determinare il destino di un artista. Bonolis, pur riconoscendo la legittimità delle battaglie portate avanti da associazioni come Arcigay, ha criticato la “meschinità politica” che, a suo avviso, ha penalizzato Povia per le sue idee.

La storia di “Luca era gay” e delle conseguenze che ne sono derivate per Povia rimane un caso emblematico di come l’arte possa diventare terreno di scontro tra visioni ideologiche contrapposte. Le dichiarazioni di Bonolis continuano a far discutere, alimentando il dibattito sul rapporto tra musica, politica e diritti civili.



Add comment