​​


“Ho un tumore e non riesco a camminare. La terapia del dolore fissata dopo 18 mesi”: la denuncia di Chiara



Chiara, una donna di Bergamo di 70 anni, ha dedicato 40 anni della sua vita alla professione di infermiera. Oggi si trova a dover affrontare una situazione difficile, essendo una paziente oncologica con un tumore al seno. A causa delle terapie e di altri problemi di salute, ha perso la capacità di camminare. In un’intervista a Fanpage.it, Chiara ha espresso la sua frustrazione riguardo ai lunghi tempi di attesa per ricevere la terapia del dolore, un trattamento che ha scelto per migliorare la sua qualità di vita.



Dopo un anno e mezzo di attesa, Chiara ha finalmente potuto sottoporsi alla prima seduta di terapia del dolore all’inizio di aprile. Tuttavia, dopo questo primo incontro, ha scoperto di essere rimasta senza supporto. “Sono esasperata dal dolore, non riesco a camminare. Ho fatto la prima seduta di terapia del dolore nei primi giorni di aprile, poi mi hanno lasciata sola”, ha dichiarato.

In merito alla seconda seduta, le è stato consigliato di contattare l’ambulatorio presso l’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo nel caso avesse ancora dolore. Poiché non ha ricevuto ulteriori informazioni, ha deciso di farsi rilasciare una ricetta dal suo medico di base e ha prenotato un appuntamento online per una visita di controllo con un anestesista che già conosce. Tuttavia, dovrà nuovamente mettersi in lista d’attesa per la seconda seduta, un processo che l’ha già vista attendere un anno e mezzo per il primo appuntamento.

Chiara ha raccontato di come sia riuscita a ottenere il primo appuntamento solo dopo aver contattato il difensore civico regionale, l’ASST e l’Ufficio relazioni con il pubblico. “Per riuscire ad avere l’appuntamento ho dovuto scrivere al difensore civico regionale, alla ASST e all’Ufficio relazioni con il pubblico”, ha spiegato. La risposta dell’URP è stata positiva, ma ha aggiunto che Chiara avrebbe ricevuto numerose telefonate alle quali non avrebbe mai risposto. “Cosa che non è assolutamente vera: ho il numero memorizzato, avrei risposto subito proprio perché stavo aspettando da tanto tempo”, ha sottolineato.

La situazione attuale di Chiara è frustrante. “Adesso sono sola, e cosa faccio? Aspetto fino ad agosto per fare una visita e poi mi rimetto in lista per la seconda seduta di terapia. È una cosa terribile”, ha affermato, evidenziando che in passato il medico che gestiva la terapia fissava direttamente la data della seconda seduta, un approccio che ora non sembra più applicabile.

Chiara ha iniziato la terapia del dolore a causa del suo tumore al seno e delle fratture vertebrali. Dopo aver subito radioterapia e chemioterapia, ha interrotto volontariamente il trattamento tradizionale un anno e mezzo fa, poiché non si sentiva in grado di affrontare una qualità di vita così bassa. “Da un anno e mezzo ho interrotto il percorso volontariamente, perché quella non è la qualità di vita che voglio avere”, ha dichiarato.

Quando le è stato chiesto se avesse considerato di contattare una struttura privata per abbreviare i tempi di attesa, ha risposto di non sentirsi a proprio agio con questa opzione. “I tempi d’attesa sarebbero sicuramente più brevi, ma non lo ritengo una cosa giusta”, ha affermato.



Add comment