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Femminicidio di Ilaria Sula: la gelosia non è amore, è controllo e possesso. Basta giustificarla



La gelosia è un tema ricorrente nelle relazioni interpersonali, spesso normalizzato e persino considerato un segno di affetto. Molti hanno vissuto situazioni in cui un’amica si sente in dovere di non indossare una minigonna, o una sorella si preoccupa di come potrebbe reagire il proprio partner se qualcuno la guarda. Frasi come “devo stare attenta se qualcuno mi guarda per strada perché altrimenti lui va su tutte le furie” o “non voglio che la mia fidanzata esca con il suo amico perché sicuro lui prima o poi ci prova” sono all’ordine del giorno. In questi casi, la risposta comune è che “è geloso perché ci tiene”, trasformando comportamenti problematici in segni di cura e affetto. Questa ambivalenza genera un cortocircuito nella comprensione della gelosia, che viene percepita come una manifestazione d’amore piuttosto che come un problema da affrontare.



Tuttavia, è fondamentale riconoscere che la gelosia non equivale a interesse, ma piuttosto a possesso. Chi cerca di controllare le azioni dell’altro non lo fa per amore, ma per soddisfare i propri bisogni. In tali dinamiche, il partner diventa un oggetto di controllo, piuttosto che un individuo con propri desideri e diritti. La differenza tra il desiderio di preservare una relazione e l’imposizione di restrizioni è evidente: limitare la libertà della propria partner, come impedirle di andare in discoteca da sola, non porterà a una relazione più sana, ma alimenterà solo l’ego e il bisogno di dominare.

La società in cui viviamo ha contribuito a questa visione distorta. La gelosia è frequentemente vista come un sentimento positivo, specialmente quando manifestata dagli uomini. Un uomo che non mostra possessività nei confronti della propria compagna è spesso considerato indifferente o disinteressato. Questo stereotipo è dannoso e perpetua l’idea che la gelosia sia una forma accettabile di affetto.

Un esempio tragico di come la gelosia possa condurre a conseguenze devastanti è il caso di Ilaria Sula. Il suo assassino, Mark Samson, ha cercato di giustificare il suo gesto orribile affermando: “Ero geloso di lei e l’ho uccisa.” La sua smania di possesso era tale che, di fronte alla decisione di Ilaria di interrompere la relazione, ha scelto di annientarla. Questo caso non è isolato; evidenzia come una società che normalizza la gelosia nelle relazioni possa creare un’idea distorta e malata dell’amore.

Affrontare questo problema non è semplice. Le emozioni e i modi di sentire sono radicati nel tempo e non possono essere cancellati con un semplice gesto. Tuttavia, non possiamo ignorare gli effetti drammatici della crisi dei ruoli e dei modelli tradizionali. È essenziale non rassegnarsi, ma piuttosto intraprendere un percorso collettivo di educazione sentimentale e affettiva. Questo approccio dovrebbe mettere in discussione le relazioni in modo profondo, identificando le cause della gelosia e cercando di sradicarle. Non si tratta di un attacco verso gli uomini, ma di garantire che non ci siano più vittime come Ilaria o altre donne che subiscono violenza a causa di questa mentalità.

La questione della gelosia richiede una riflessione seria e profonda. La sua normalizzazione non può essere tollerata, e ogni individuo deve essere incoraggiato a riconoscere i segnali di comportamenti tossici nelle relazioni. Solo attraverso un cambiamento culturale e educativo possiamo sperare di prevenire tragedie future e promuovere relazioni basate su rispetto e libertà reciproca.



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