“Mi sento intrappolato, Clara. Voglio tornare a vivere. Ho conosciuto qualcuno. È tutto deciso. Parto domani. Non chiedermi di restare.”
Quelle parole rimbombavano nella mente di Clara mentre osservava il sole calare oltre le colline di Fiesole, lo stesso luogo dove cinquant’anni prima avevano giurato amore eterno. Suo marito Giulio, l’uomo con cui aveva condiviso mezzo secolo di vita, la stava lasciando. Non solo per un’altra donna, ma per inseguire una giovinezza che non gli apparteneva più.
Peggio ancora: se ne andava con una buona parte dei risparmi messi da parte insieme. I soldi del conto congiunto, quelli destinati ai nipoti, a una vecchiaia serena, forse a una casa al mare. Giulio li aveva utilizzati per acquistare un attico a Barcellona, dove avrebbe iniziato una nuova vita con una donna di trent’anni più giovane.
Clara non pianse. Almeno non davanti a lui. Attese che la porta si chiudesse per lasciarsi andare, ma solo per una notte.
Il mattino dopo, si alzò, si preparò un caffè e prese una decisione. Non sarebbe rimasta ferma a guardare l’uomo che l’aveva tradita godersi tutto ciò che avevano costruito insieme. Se lui voleva giocare, lei avrebbe giocato meglio.
Con l’aiuto di Lavinia, la loro nipote più grande, e della sua storica amica Silvana, Clara ideò un piano. Un piano che non avrebbe comportato vendette violente né urla. Ma avrebbe colpito Giulio nel punto più fragile: l’ego.
Fu Silvana a creare il profilo online. Si firmò “Diana R.”, una donna affascinante, elegante, amante dell’arte, colta, vagamente misteriosa. Giulio ricevette il primo messaggio tre settimane dopo il suo arrivo a Barcellona. Lo incuriosì. Poi lo lusingò. Infine, lo catturò.
“Diana” non si mostrava mai in video. Diceva di viaggiare spesso per lavoro, che l’apparenza non era importante quanto le parole. Ma i suoi messaggi erano pieni di ammirazione. “Tu sei diverso dagli altri uomini,” gli scriveva. “Con te mi sento finalmente viva.”
Giulio cominciò a vivere per quelle parole. Comprava regali, mandava soldi per “imprevisti”, prenotava viaggi che lei poi disdiceva all’ultimo. Si era convinto di aver trovato l’anima gemella. Una donna che lo vedeva come nessuna lo aveva mai visto.
Ma dopo tre mesi, Diana scomparve. Nessun messaggio, nessuna email, nessuna risposta. Giulio crollò.
Aveva speso quasi tutto ciò che gli restava. Era stato sfrattato per non aver pagato l’affitto. I suoi amici si erano allontanati, la giovane amante lo aveva lasciato. E Diana… era solo fumo.
Solo, umiliato e stanco, fece ritorno in Italia. Quando bussò alla porta di Clara, era un’ombra dell’uomo che l’aveva lasciata.
“Ho sbagliato tutto. Ti prego, Clara, perdonami. Ridammi un posto nella tua vita. Torniamo a com’eravamo.”
Clara lo osservò in silenzio. Poi gli porse una busta.
Dentro c’erano le stampe di tutte le conversazioni tra lui e Diana. E in fondo alla pila, una fotografia: Lavinia e Silvana sedute al computer, sorridenti.
Giulio alzò lo sguardo, pallido. “Era tutto… voi?”
Clara annuì. “Hai voluto giocare con la mia dignità. Ma io non sono una pedina.”
Poi chiuse lentamente la porta.
Da allora, Clara vive sola, ma non è sola. Esce con le amiche, va al cinema, ha ripreso a dipingere e si è iscritta a un corso di fotografia. Quando le chiedono se soffre per l’assenza di Giulio, sorride.
“Mi manca l’illusione di ciò che eravamo. Ma non l’uomo che se n’è andato.”
Una donna può essere spezzata, ma non distrutta. E quando rialza la testa, lo fa con una forza che nessuno può fermare.
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