Dopo le accuse di maltrattamenti e la scomparsa della ginecologa Sara Pedri, il processo si conclude con l’assoluzione piena per il primario e la sua vice.
Il processo per maltrattamenti a danno di personale medico e infermieristico dell’ospedale Santa Chiara di Trento si è concluso con l’assoluzione per Saverio Tateo, ex primario del reparto di ostetricia, e la sua vice Liliana Mereu. I due sono stati assolti con formula piena dal giudice per l’udienza preliminare, Marco Tamburrino, dalle accuse di maltrattamenti in concorso e in continuazione nei confronti del personale del reparto.
La vicenda ha avuto inizio con la misteriosa scomparsa di Sara Pedri, ginecologa che lavorava al Santa Chiara e che aveva denunciato nel suo diario i presunti vessazioni subite sul luogo di lavoro. La sua sparizione, avvenuta il 4 marzo del 2021, aveva alimentato il sospetto che i maltrattamenti potessero essere legati alla sua decisione di allontanarsi dal reparto, fino al tragico gesto che ha portato alla sua morte. Il corpo di Sara non è mai stato ritrovato.
La vicenda aveva scosso l’intero ambiente ospedaliero, portando ad una serie di denunce da parte di medici e infermieri che avevano deciso di raccontare le presunte vessazioni subite. Nel 2021, a seguito delle accuse, sono stati indagati Saverio Tateo e Liliana Mereu. La pubblica accusa aveva inizialmente aperto un fascicolo contro ignoti, senza un legame diretto tra i maltrattamenti e la scomparsa della dottoressa.
Nel luglio 2021, dopo una serie di indagini, il ministro della Salute Roberto Speranza aveva inviato una commissione ispettiva a Trento. Solo pochi giorni dopo, il direttore dell’azienda sanitaria provinciale aveva rassegnato le sue dimissioni. Un mese più tardi, il primario Tateo era stato trasferito, dopo che 110 testimoni avevano confermato gli episodi di maltrattamenti.
Sara Pedri aveva lasciato degli appunti che avevano fatto emergere le difficili condizioni di lavoro all’interno del reparto, un aspetto che aveva destato preoccupazione tra i colleghi e i suoi familiari. Il caso aveva portato anche a un licenziamento per Tateo da parte dell’azienda sanitaria provinciale, anche se, successivamente, il primario aveva vinto la causa per ingiusto licenziamento e si era visto reintegrato dal giudice, seppure con l’impossibilità di tornare al Santa Chiara.
Liliana Mereu, invece, dopo i fatti accaduti, era stata trasferita a Catania, dove continua la sua attività professionale. Nel maggio del 2023, per entrambi, era stato chiesto il rinvio a giudizio, e avevano scelto di affrontare il processo con il rito abbreviato. Le parti offese nel processo sono state 21, tra infermieri, ostetriche e medici, tra cui anche Sara Pedri, rappresentata dalla madre Mirella e difesa dall’avvocato Nicodemo Gentile.
L’avvocato di Tateo, Nicola Stolfi, ha commentato l’udienza come molto serena, sottolineando che erano stati fatti tutti i passi necessari e che ora la decisione era nelle mani del giudice. All’udienza, svoltasi in camera di consiglio, erano presenti sia Tateo che la Mereu.
Questo processo ha avuto grande eco mediatico non solo per le accuse di maltrattamenti, ma anche per il legame con la scomparsa di una giovane professionista, che ha suscitato dolore e indignazione nell’opinione pubblica. Nonostante la conclusione del processo con l’assoluzione degli imputati, il caso di Sara Pedri continua ad alimentare interrogativi sulla gestione del personale sanitario e sulle condizioni di lavoro in alcune strutture ospedaliere.
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