Vittorio Brumotti: «Assalito numerose volte, mi hanno fratturato la mascella e sparato. Sono figlio di un carabiniere, è una mia vocazione»



Vittorio Brumotti: la sua instancabile lotta contro la criminalità tra bici, TV e senso della giustizia, trasmesso di generazione in generazione.



Vittorio Brumotti è un uomo che non si ferma mai. Costantemente in sella alla sua bici, continua il suo lavoro come inviato di “Striscia la Notizia” e, per la dodicesima volta, come conduttore di “Paperissima Sprint”. Il campione di bike trial ha affrontato numerosi pericoli durante le sue missioni per il tg satirico di Antonio Ricci. Tuttavia, per lui, la giustizia viene prima di tutto. “Mio padre è un ex carabiniere e mio zio era un generale dei carabinieri. Il senso delle regole è nel mio sangue”, racconta al Corriere della Sera. “Sono guidato da una forza interiore, è una vocazione, come la fede per i preti. Sono nato così”.

La battaglia contro gli spacciatori

L’idea di liberare i parchi cittadini dalla criminalità è nata da un’esperienza personale: “Ricordo quando noi rider andavamo in certe piazze a fare i nostri numeri, ci riprendevamo con le GoPro e gli spacciatori ci menavano per mandare via noi e i ragazzini che giocavano, una rabbia… Le forze dell’ordine ci dicevano che lo sapevano come stavano le cose ma che era comunque meglio andarsene”. Da quel momento è nato il primo servizio, e oggi, grazie alle numerose mamme indignate che lo contattano, il suo lavoro è diventato un vero servizio pubblico.

Le aggressioni subite

Questa missione pubblica, però, gli è costata cara in termini di salute e serenità: “Dai pugni in faccia alla rottura della mascella, fino a ‘semplici’ intimidazioni, ho vissuto di tutto. Ormai ho perso il conto delle aggressioni, saranno centinaia”. Brumotti ammette senza vergogna di aver avuto paura: “I primi colpi di pistola non si scordano mai: successe a San Basilio, a Roma. Anche allo Zen di Palermo me la sono vista brutta”. Ciò che più lo colpisce, però, è l’odio che riceve dai bambini: “Un bambino non può odiare uno che fa freestyle e manda via i cattivi come fosse una sorta di supereroe. Vuol dire che la situazione è grave”.

Il rapporto con Antonio Ricci

Nonostante le difficoltà, Brumotti non si sente un supereroe. Al Corriere della Sera parla anche del suo amore per la bici: “Sono drogato di bici”. E il rapporto con Antonio Ricci? “Abbiamo un rapporto padre-figlio. Però oggi, per colpa sua, non posso parcheggiare male, devo mettermi la cintura, non posso drogarmi, devo rigare dritto. La mattina esco di casa già stressato perché so che non devo sbagliare”.

Brumotti continua instancabilmente la sua lotta, spinto da una passione e un senso del dovere radicati nel profondo, dimostrando che, nonostante le difficoltà e i pericoli, il desiderio di fare la cosa giusta è più forte di qualsiasi paura.



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