Le circa 20.000 foto conservate da Filippo Turetta, l’imputato per l’omicidio di Giulia Cecchettin, rivelano un legame complesso e inquietante. Questo materiale visivo, che testimonia momenti condivisi con Giulia, viene menzionato nel memoriale scritto da Turetta, in cui il giovane descrive gli eventi che hanno portato alla tragica notte dell’11 novembre dello scorso anno.
In aula, durante un’udienza in Corte d’Assise, Turetta ha ripercorso le circostanze del femminicidio, di fronte al giudice e al padre di Giulia. Le parole del padre di Giulia hanno aggiunto una dimensione emotiva a questa triste storia.
Nella sua dichiarazione, Turetta ha rivelato di avere una routine nel fotografare Giulia: “Ogni volta che ci vedevamo, riprendevo molte immagini”, puntualizzando che tali azioni non disturbavano la ragazza. Questa evidente fissazione si trasforma in un elemento inquietante, considerando ciò che è avvenuto successivamente.
Fra le varie foto, Turetta ha immortalato anche l’ultima serata passata con Giulia, commentando che riviveva quegli scatti durante la fuga in Germania. “Ho avuto modo di visualizzare diverse immagini”, ha detto, giustificando la sua ossessione.
Nella sua testimonianza, Turetta ha ricostruito con dettagli angoscianti i momenti precedenti l’omicidio. Il suo racconto ha rivelato la percezione distorta di Giulia.
Turetta ha descritto la scena dell’omicidio con parole agghiaccianti: “Ero sopra di lei mentre urlava e io non potevo sopportare quel suono. Ho iniziato a colpirla. Volevo che cessasse il più rapidamente possibile”. Queste parole, pronunciate in aula, evidenziano la brutalità dell’atto e la gravità della sua condotta.
L’udienza di venerdì ha segnato la conclusione della testimonianza di Turetta. La prossima sessione è pianificata per il 25 novembre, mentre la sentenza è attesa per il 3 dicembre. C’è la possibilità che Turetta non ritorni in aula, aggiungendo ulteriori segret…e al già complesso caso.
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