Una tragedia familiare scuote la Svizzera: genitori accusati di aver ucciso la figlia di tre anni gravemente malata, dichiarano che è stato un atto d’amore.
I genitori di Marie (nome di fantasia), una bambina di tre anni, hanno confessato di aver messo fine alla sua vita, ma insistono nel dire che non sono degli assassini. La madre, una donna di 32 anni, ha affermato: “L’ho fatto solo per lei e lo rifarei di nuovo”. Anche la nonna, accusata di complicità, è sotto processo. Questo caso ha suscitato grande attenzione in Svizzera, dove la famiglia risiedeva, ed è al centro di un processo avviato di recente.
La tragedia si è consumata il 6 maggio 2020 a Hägglingen, nel Canton Argovia. I genitori, entrambi originari della Germania, hanno somministrato alla loro figlia una miscela letale di latte in polvere, porridge di fragole, un grammo di MDMA (ecstasy) e una compressa di sonniferi. Quando la piccola ha iniziato a mostrare movimenti insoliti, il padre ha soffocato la bambina con un panno, mentre la madre la teneva in braccio. Solo il giorno successivo sono stati chiamati i soccorsi.
Secondo l’accusa, i genitori avrebbero agito in modo crudele e subdolo, percependo la figlia come un “fastidio” a causa della sua grave paralisi cerebrale. La bambina, incapace di deglutire, camminare o parlare, soffriva di una malattia incurabile. La procura ha chiesto una condanna a 18 anni di reclusione per entrambi i genitori, che rischiano anche l’espulsione dalla Svizzera. Le indagini hanno rivelato che già prima del maggio 2020, la coppia aveva tentato di uccidere Marie con degli anestetici.
La madre ha dichiarato: “Non l’ho fatto per me stessa. Era un atto d’amore. La sua vita era un inferno di dolore fin dalla nascita”. Il padre ha aggiunto: “Non mi sento né senza scrupoli né un assassino. Mi dispiace solo essere accusato di qualcosa del genere”.
Anche la nonna della piccola, una donna di 53 anni, è accusata di complicità e rischia una condanna a 5 anni di carcere, oltre all’espulsione dalla Svizzera. Il coinvolgimento della nonna nel caso ha aggiunto un ulteriore livello di complessità e drammaticità al processo, che continua a tenere alta l’attenzione dell’opinione pubblica.
Questo tragico evento ha sollevato discussioni etiche e legali in Svizzera e oltre, riguardo alle scelte estreme che alcuni genitori si trovano a dover affrontare quando i loro figli sono colpiti da malattie incurabili. La storia di Marie è diventata un simbolo delle difficili decisioni che possono sorgere in situazioni di disperazione, e il processo continua a essere seguito con grande interesse e partecipazione emotiva.
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