Una famiglia apparentemente perfetta distrutta da un gesto inspiegabile: il 17enne confessa il triplice omicidio dei suoi cari a Paderno Dugnano
«Sembravano una famiglia unita e felice», dicono coloro che conoscevano Fabio Chiarioni, sua moglie Daniela Albano, 49 anni, e il loro figlio minore Lorenzo, di 12 anni. Tutti e tre sono stati brutalmente uccisi domenica notte a Paderno Dugnano, in provincia di Milano, dal loro figlio maggiore di 17 anni. È difficile comprendere cosa possa aver spinto un ragazzo, descritto come studioso e amante della pallavolo, a compiere un atto così atroce. I compagni di scuola lo ricordano come un giovane senza problemi, sempre sorridente nelle foto delle vacanze accanto ai genitori.
Un post inquietante sui social
Ad aprile, il padre aveva pubblicato sui social una frase che ora suona inquietante: «Un giorno sarai orfano dei tuoi figli». Scorrendo i profili social di Daniela, titolare di un negozio di biancheria intima a Cinisello Balsamo e partecipante a una puntata del gameshow “Caduta libera”, sembra impossibile accettare quanto accaduto.
Le immagini delle vacanze in barca, i sorrisi di Daniela abbracciata al marito, e i giochi tra i due fratelli sembrano appartenere a un’altra vita. Lorenzo avrebbe dovuto iniziare la terza media, mentre il fratello maggiore frequentava la quinta superiore. Sembravano inseparabili, ma qualcosa è andato terribilmente storto.
R. era considerato un ragazzo modello. Gli amici affermano che non c’erano dissidi in famiglia, neanche con il fratellino. Nessun segno di uso di droghe, come confermato da un amico che sottolinea l’attenzione dei genitori nel seguirlo, soprattutto nella sua passione per la pallavolo.
La notte dell’orrore
La sera prima della tragedia, la famiglia si era riunita per festeggiare il compleanno del padre Fabio, che compiva 51 anni. Nessuno ha sentito nulla quella notte: nessun grido, nessun segno di lotta. Verso le 2 del mattino, R. è sceso al piano terra, ha preso un coltello dalla cucina e ha ucciso Lorenzo nel sonno. La madre, svegliata dai rumori, è stata accoltellata davanti alla porta della stanza del figlio minore. Anche il padre è stato colpito nella stessa stanza. Alle 2.20, i soccorritori hanno trovato R. nel vialetto di casa, in mutande e coperto di sangue, con il coltello ancora in mano. Poco dopo, il ragazzo ha confessato il triplice omicidio.
«Mi sentivo oppresso», ha spiegato agli investigatori. «Sentivo di essere un corpo estraneo nella mia famiglia. Ho pensato che uccidendoli mi sarei liberato da questo disagio», ha dichiarato ai carabinieri. Dopo aver chiamato il 112, aveva inizialmente cercato di incolpare il padre per gli omicidi, ma alla fine ha ammesso tutto. «Me ne sono reso conto subito dopo. Ho capito che non era uccidendoli che mi sarei liberato», ha concluso.
L’indagine continua, mentre la comunità è sconvolta da un evento che ha lasciato tutti senza parole. Le autorità cercano di comprendere le motivazioni dietro un atto così devastante, in una famiglia che sembrava avere tutto.
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