Controcopertina

Sorelle di un ladro morto a Viareggio: «Non si ammazzano nemmeno gli animali in questo modo, il re del Marocco deve intervenire»



L’imprenditrice viareggina Cinzia Dal Pino si trova ora ai domiciliari con un braccialetto elettronico, accusata di omicidio volontario. La sua vita ha preso una drammatica piega dopo l’incidente che ha portato alla morte di Said Malkoun, un uomo di 47 anni, investito e ucciso a Viareggio dopo aver derubato la Dal Pino di una borsa, lasciata sul sedile della sua auto. Secondo le prime ricostruzioni, la 65enne ha ripreso il controllo del suo SUV Mercedes e ha investito il ladro per ben tre volte.



Da Casablanca, le sorelle di Said hanno lanciato un appello accorato per la giustizia: «Chiediamo a gran voce che Cinzia Dal Pino resti in carcere». Durante un’intervista in diretta con ChoufTv, trasmessa via Facebook, le donne hanno espresso il loro dolore per la perdita e la paura che il caso svanisca nell’indifferenza. Una di loro, visibilmente scossa, ha tenuto in mano la foto del fratello, rimarcando l’umanità di un uomo che era, come tanti, una persona comune. «Temiamo per il futuro del nostro caso; l’indifferenza sociale ci spaventa», ha affermato. Hanno fatto appello anche alle autorità marocchine, inclusa la figura del re, affinché si attivino per tenere alta l’attenzione su questa vicenda tragica.

«Lui era un uomo di buona levatura, benvoluto da chiunque lo conoscesse», ha raccontato una delle sorelle, sottolineando che Said viveva in Italia da ventiquattro anni e manteneva forti legami con la sua cultura d’origine. «Non si può credere a quanto accaduto; quella donna ha investito nostro fratello ripetutamente, pur essendo a conoscenza delle sue condizioni dopo il primo impatto. È andata via senza mostrare alcun ripensamento o senza cercare aiuto, un gesto che ci ha lasciato profondamente sconvolti. Questa mancanza di umanità è inaccettabile».

Le sorelle hanno invitato la comunità marocchina in Italia a restare vigile e a mobilitarsi affinché si persegua la verità, perché il loro dolore non si trasformi in un caso di ingiustizia dimenticata. La loro richiesta è per un processo giusto, che porti alla luce le responsabilità di questa tragedia.



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