Controcopertina

Si rompe il femore mentre rapina un garage e pretende un risarcimento dalla vittima



Un colpo di scena giudiziario a Bari, dove un rapinatore, investito durante un tentativo di furto, ha visto la sua richiesta di risarcimento respinta dal Tribunale civile.



A Bari, un malvivente sfortunato si è trovato a dover affrontare una sorprendente sconfitta legale. Dopo aver tentato una rapina armata dieci anni fa, il rapinatore ha avuto la faccia tosta di chiedere un risarcimento alla vittima con la quale si era scontrato. La richiesta è stata però prontamente rigettata dal Tribunale civile, che ha anche ordinato al richiedente il pagamento delle spese processuali.

La storia inizia un decennio fa, quando il rapinatore, armato di pistola, entrò in un garage a Bari cercando di impossessarsi di un pregiato Rolex appartenente al proprietario. Durante l’azione criminosa, il figlio della vittima, al volante di un’auto, accorse in aiuto del padre. All’arrivo, campo da una forte paura, decise di confrontarsi con l’aggressore, facendolo cadere a terra.

Secondo quanto riportato dalla Gazzetta del Mezzogiorno, il malvivente subì una grave ferita durante l’impatto, risultando con una frattura scomposta del femore destro. Questo evento portò non solo al suo arresto, ma anche a una condanna a 2 anni e 4 mesi di reclusione per tentata rapina. Nonostante il grave crimine commesso, la storia non finì qui.

Una richiesta di risarcimento inaspettata

Circa due anni dopo l’incidente, il rapinatore decise di rispolverare questo episodio, presentando una richiesta di risarcimento alla società proprietaria del garage e alla compagnia assicurativa del veicolo guidato dal figlio della vittima. L’uomo cercò di far passare l’accaduto come un normale incidente stradale, sostenendo di essere stato investito dalla Mercedes del giovane durante il tentativo di fuga.

Il caso si spostò così in sede civile, ma la situazione si rivelò ben diversa da come il richiedente aveva pianificato. Solo quest’anno, il giudice chiamato a esaminare il caso enunciò chiaramente che le affermazioni del rapinatore erano infondate e cercavano di mascherare la verità riguardante i fatti accaduti. La versione del malvivente era piena di incongruenze, tanto che il giudice riferì di ricostruzioni classificate come mistificatorie.

Il tribunale ha stabilito che le azioni del figlio del proprietario del garage erano giustificate, considerato lo stato di panico in cui si trovava e il comportamento violento dell’aggressore. Il giudice ha rilevato che la reazione del giovane era una risposta proporzionata all’aggressione subita dal padre, ribadendo così la legittimità del suo intervento.

Conseguenze legali e spese a carico del rapinatore

Questa sfortunata vicenda si è conclusa con il rapinatore che, oltre a non ricevere alcun risarcimento, sarà tenuto a pagare le spese legali che ammontano a ben 7.600 euro. In un contesto in cui le leggi cercano di proteggere le vittime di reati e garantire giustizia, questo caso rappresenta un esempio emblematico dei limiti del libero arbitrio e della non giustificabilità di comportamenti da parte di chi infrange la legge.

La sentenza ha avuto risonanza mediatica, suscitando commenti su come alcuni comportamenti apparentemente paradossali possano arrivare fino in tribunale, evidenziando così la necessità di un sistema giuridico volto a tutelare chi subisce violenze e furti, piuttosto che chi commette il reato. In un’epoca in cui i diritti delle vittime vengono sempre più messi in luce, questa decisione può essere considerata un passo importante nella difesa della giustizia.



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