Dettagli raccapriccianti emergono dalle dichiarazioni del cantante, svelando la sua mente disturbata e la mancanza di rimorso per i suoi crimini.
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Nel corso dell’interrogatorio, Moussa Sangare ha rilasciato dichiarazioni shock al Giudice delle indagini preliminari, Raffaella Mascarino, che lasciano senza parole. Parlando del momento dell’aggressione, ha affermato: «Appena l’ho toccata, ha iniziato a tremare». È inquietante il fatto che, mentre tenta di giustificare i suoi atti, taccia di responsabilità la vittima stessa. Infatti, raccontando come Sharon avesse percepito il suo lato oscuro, ha citato le parole della donna: «Sei un codardo». Con una freddezza disarmante, Sangare ha proseguito dichiarando di aver scelto il percorso attraverso i campi per evitare di essere ripreso dalle telecamere: «Ho incrociato una macchina e ho girato la faccia dall’altro lato».
Una volta consumato il crimine, Sangare ha descritto un breve momento di sconforto seguito da una strana sensazione di libertà: «Mi veniva da piangere, però al tempo stesso mi sentivo libero, pensavo: “che roba!”. Dopo, sul divano, ho sentito una specie di conforto, come se mi fossi liberato di un peso». La distaccata indifferenza con cui narra il suo gesto efferato è spaventosa; il giorno successivo, con gli amici, ha persino organizzato una grigliata, come se nulla fosse accaduto.
Il biglietto
Un elemento preoccupante si aggiunge al profilo già inquietante del killer. Durante gli interrogatori condotti dal Pubblico Ministero, Sangare ha fornito risposte che rivelano un interesse morboso per i delitti. «Guardo polizieschi e sono interessato a casi dove l’assassino utilizza i coltellini», ha affermato. Inoltre, custodiva in tasca un biglietto che non conteneva liriche, ma piuttosto annotazioni riguardanti le dinamiche del crimine perfetto. Sul foglietto, era annotato un caso di femminicidio avvenuto nel 2021 a Venezia, quello di un nigeriano di nome Moses, che aveva assassinato la moglie a coltellate. Alla domanda sul perché avesse quel biglietto, Sangare ha risposto: «Non so perché l’avessi, ero interessato a questa notizia ».
Attualmente, il 29enne si trova nel carcere di San Vittore dopo aver avuto difficoltà con altri detenuti a Bergamo, mostrando ulteriori segni di vulnerabilità e isolamento. La sua predisposizione a studiare crimini violenti e ad analizzare le tecniche degli assassini genera allarme e ripugnanza al contempo, suggerendo la presenza di un pensiero strategico nel compimento dei suoi atti. Le indagini su di lui si stanno approfondendo ulteriormente, e la sua figura si delinea sempre di più come quella di un individuo disturbato e pericoloso, capace di commettere atrocità senza alcun rimorso. La società continua a interrogarsi su come individui simili possano camuffarsi tra di noi, portando alla luce una realtà inquietante che riguarda la nostra sicurezza e le fragilità umane.
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