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Roma, l’operaio ferito alla Bufalotta: «Ho ricevuto dieci coltellate per difendere quella donna. Ma non voglio essere chiamato eroe»



In un pomeriggio drammatico, un operaio rumeno ha messo a rischio la sua vita per salvare una vicina dalle violenze del fratellastro. Un gesto di coraggio che ha commosso l’intera comunità.



Non si considera un eroe, ma per i condomini del palazzo in via della Cesarina, Costel Nedelcu è diventato un simbolo di coraggio e solidarietà. Il suo intervento eroico ha salvato una giovane donna dalle grinfie di un fratellastro aggressivo. Un’azione che gli è costata più di 20 punti di sutura e un lungo periodo di prognosi per le ferite subite. Costel, un rumeno di 44 anni, operaio e padre di due bambine, non ha alcun dubbio: rifarebbe quel gesto «un’altra centinaio di volte», poiché, sottolinea, «se non fossi intervenuto, lui l’avrebbe uccisa di botte».

Cosa è successo quel pomeriggio del 30 luglio?

«Ero a casa con le mie bambine e stavamo giocando insieme. Improvvisamente, ho udito delle urla disperate provenienti dalla finestra. Affacciandomi, ho riconosciuto la mia vicina di casa, una ragazza di 30 anni. Era a terra, con il fratellastro di 36 anni che la colpiva e le urlava contro. La picchiava senza pietà; era scivolata a terra e lui continuava a malmenarla. Una scena orripilante, peggio di una selvaggia animali», racconta Costel.

Il Coraggio di Intervenire

«A quel punto, ho detto alle mie figlie di rimanere in casa e mi sono precipitato in strada. Quando sono arrivato, il fratellastro ha iniziato a offendermi con insulti terribili. Ho cercato di calmarlo, dicendogli che quella era una donna e non doveva toccarla. Ma lui era in preda a un’ira cieca», continua.

E poi?

«Ho cercato di fermarlo afferrandolo. Ma appena mi sono avvicinato, mi ha colpito con un pugno. Ho tentato di oppormi, ma lui continuava a picchiarmi. In un attimo, ha estratto un coltello e ha iniziato a colpirmi, colpendomi ripetutamente al brace e alla gola».

Come è riuscito a salvarsi?

«Grazie alla mia vicina e agli altri condomini. Diverse persone hanno immediatamente chiamato le forze dell’ordine e l’ambulanza. Un altro condomino mi ha dato una mano, riuscendo a disarmare il 36enne. Senza il loro intervento, sarei potuto morire in quel momento», ammette Costel con gratitudine.

E della sorellastra?

«È stata soccorsa da altri residenti in attesa dell’arrivo delle forze dell’ordine».

Nel palazzo esiste quindi un buon clima di vicinato?

«Assolutamente sì. C’è grande rispetto e mutuo aiuto, indipendentemente dalla nazionalità. Per me, siamo tutti uguali. Ho un rapporto speciale con la trentenne; è una donna incredibile e lavora duramente per mantenere anche suo fratello, costretta a fare due lavori. È davvero una bella persona e molto riconoscente», spiega Costel, con orgoglio.

Perché la riconoscenza?

«In passato l’avevo già difesa; da quel giorno, mi ha sempre ringraziato. Non era certo la prima volta che assistevo alle aggressioni del fratellastro nei suoi confronti».

Spesso discutevano?

«Sì, soprattutto per motivi economici. Ogni scusa era buona per aggredire la sorellastra. Già sei mesi fa aveva avuto un episodio simile; lo stava picchiando e ho ancora una volta dovuto intervenire. Da quel giorno, lei mi ha confidato che ora si sente più sicura sapendo che ci sono io», racconta Costel.

L’eroico gesto però ha comportato rischi enormi. Poteva anche morire…

«É l’evidente realtà. Ma sono fermamente convinto: rifarei quel gesto altre cento volte. Se non fossi arrivato io, probabilmente lei non ci sarebbe più. Questo non è accettabile: le donne non vanno picchiate, non esistono giustificazioni. Devono essere difese e aiutate. L’ho fatto per lei e lo rifarei per chiunque altro avesse bisogno», afferma con convinzione.

Ora, come sta la ragazza?

«È chiaramente scossa, ma posso assicurare che adesso sta meglio rispetto a come stava prima».

Perché?

«Perché il fratellastro ora non vive più con lei. I carabinieri lo hanno arrestato e portato in carcere, avendo precedenti per episodi simili».

Grazie al gesto coraggioso di Costel, questi episodi violenti potrebbero non ripetersi più nel quartiere.

Possiamo considerarla un eroe?

«Spero di poterlo essere. Ma non desidero essere definito tale. Ho solo fatto ciò che chiunque dovrebbe fare: difendere una donna in difficoltà», conclude modestamente Costel, con lo sguardo fisso e determinato, mentre la sua comunità lo guarda con ammirazione e rispetto.



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