Renato Pozzetto scrive una toccante lettera al suo amico di sempre, Enzo Jannacci, che purtroppo non è più tra noi dal 2013, condividendo ricordi e nostalgie.
La lettera di Pozzetto a Jannacci
Caro Enzo, come stai lassù? Immagino che nel luogo in cui ti trovi, tutto scorra serenamente. Qui sulla Terra, invece, il caos regna sovrano. I giornalisti del Corriere mi hanno chiesto di raccontare della nostra amicizia, ma la mia memoria a volte fa i capricci. Avrei bisogno del tuo aiuto per ricordare. Qui invecchiamo e la salute non è più quella di una volta. Non vedo l’ora di rivederti, e quando accadrà, sarà come tornare ai vecchi tempi, se non meglio. Lì, tutto è possibile e perfetto, proprio come eri tu nelle tue canzoni… Mi manchi immensamente.
Sento la nostalgia delle tue esibizioni, quando mi facevi ascoltare le tue nuove creazioni. Ricordo con affetto quando ci confidavamo sogni e speranze, quei pensieri che tutti hanno ma pochi osano esprimere. Ti ricordi quella volta che mi portasti all’Idroscalo sulla tua barca a vela? Era un febbraio gelido, e sembravamo due esploratori come Roald Amundsen, ma almeno lui aveva una tenda rossa per ripararsi. Quando arriverò dove sei tu, se il destino lo permetterà (lo spero, perché non penso di aver fatto troppe sciocchezze), mi piacerebbe trovarti con il pianoforte e la chitarra. Sono certo che lì gli strumenti siano divini. Vorrei tanto cantare ancora, qui la voglia e le occasioni mancano di certo. So che creeresti un’altra di quelle canzoni che fanno piangere l’anima, anche perché qui giù manca pure l’acqua e un po’ di lacrime non guasterebbero.
In questi giorni andrò a teatro, dove Elio degli Elio e le Storie Tese parlerà di te e interpreterà le tue canzoni. È un artista talentuoso e lo spettacolo sarà sicuramente all’altezza. Al teatro Lirico, intitolato al tuo caro amico Gaber, si sono dimenticati di te, ma non prendertela, sono cose che succedono in questi tempi strani. Ora credo di averti annoiato abbastanza, quindi ti saluto con un grande abbraccio e un bacio affettuoso. A presto, caro Enzo. Saluti.
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