Recensione di “The Animal Kingdom”: La xenofobia vista attraverso il fantasy



Il 13 giugno 2024 sarà un giorno speciale per il cinema italiano con l’uscita nelle sale di The Animal Kingdom, il secondo progetto cinematografico del rinomato regista francese Thomas Cailley. La pellicola, già presentata nella prestigiosa sezione Un Certain Regard del Festival del cinema di Cannes 2023 come film d’apertura, ha ottenuto un incredibile successo ai César dello stesso anno, collezionando ben 12 candidature e vincendo 5 premi. Finora, il film ha riuscito a incassare circa 9 milioni di euro a livello globale.



“Nel prossimo futuro, un misterioso fenomeno colpisce l’umanità, provocando mutazioni che trasformano gradualmente alcune persone in ibridi uomo-animale. Queste creature, considerate pericolose da molti, vengono inviate in centri specializzati per cercare di fermare le loro trasformazioni e controllare le loro presunte tendenze violente.

Quando un convoglio che trasporta ibridi verso una nuova struttura si schianta in una foresta, la paranoia si diffonde tra la comunità locale mentre le creature sopravvissute si disperdono nella natura. François e il suo figlio sedicenne Emile si imbarcano in una disperata ricerca della moglie Lena, scomparsa dopo l’incidente. Mentre François si aggrappa al passato della famiglia, perde progressivamente il controllo su Emile, che inizia a notare trasformazioni nel proprio corpo, lasciando il suo destino sempre più incerto. Man mano che Emile si lega segretamente alle creature incontrate nella foresta, scopre la loro umanità, cambiando per sempre la sua visione del mondo e quella di suo padre mentre le autorità si avvicinano sempre più.”

La Recensione di The Animal Kingdom

Le sezioni Orizzonti e Un Certain Regard, rispettivamente a Venezia e Cannes, sono rinomate per essere fucine di opere interessanti e innovative, spesso considerate territori di sperimentazione cinematografica tra i più prolifici del panorama odierno. In questo senso, The Animal Kingdom di Thomas Cailley rappresenta un esempio perfetto. Il regista francese, attraverso una narrazione estremamente semplice, esplora la dissoluzione di una famiglia, affrontando sottilmente il tema della xenofobia, particolarmente rilevante in Europa. Cailley sembra voler esaminare nell’animo umano, mettendo a nudo difetti e storture ataviche.

Negli ultimi anni, in Francia non sono mancati film che abbiano efficacemente affrontato il tema del razzismo. Tuttavia, The Animal Kingdom si distingue grazie al suo approccio fantasy, un genere che offre nuove possibilità narrative ed estetiche. La transizione dall’ambiente urbano a quello della campagna permette a Cailley di collocare la storia in una ambientazione silvana che si adatta meglio ai topoi del genere, facilitando la mutazione estetica e interiore dei personaggi. Il film, infatti, rende visibile questa transizione attraverso impressionanti effetti prostetici, presentando le creature antropomorfe in tutta la loro fisicità.

La maestria artigianale dietro ogni creatura è evidente, trovando un perfetto equilibrio tra bestialità ed umanità. Al di là della mutazione del protagonista e del dramma familiare, ciò che sorprende è l’introduzione naturale del tema della xenofobia. Il film assume così una rilevanza universale, rappresentando l’avversione verso il diverso come una inevitabile conseguenza delle mutazioni. La pellicola potrebbe essere ambientata in qualsiasi parte del mondo e il risultato sarebbe stato lo stesso: una riflessione, forse non profondissima, ma sviluppata con decisione.

Il regista mostra come la repulsione verso l’alterità sia principalmente di natura estetica. Gli abitanti della piccola cittadina sono sopraffatti da un terrore viscerale che si trasforma in cieca aggressività verso le creature mutanti, a causa delle differenze fisiche che colpiscono subito l’occhio. Il cinema, in questo contesto, si rivela un’arma potentissima, capace di mostrare attraverso diverse prospettive ciò che inizialmente genera irrazionale repulsione.



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