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Perché le ginnaste azzurre della ritmica alle Olimpiadi non vogliono più essere chiamate Farfalle



Dopo una lunga e onorevole carriera, le nazionali italiane di ginnastica ritmica stanno scrivendo un nuovo capitolo della loro storia, decidendo di abbandonare il soprannome di Farfalle a causa di una serie di eventi controversi che hanno minato il loro spirito.



Le ragazze azzurre della ginnastica ritmica, dopo aver conquistato il bronzo alle Olimpiadi di Tokyo, sono pronte a lanciarsi verso un nuovo traguardo: l’oro di Parigi 2024. Le Farfalle, un nome simbolo di eleganza e grazia, non sarà più associato a una squadra già pluripremiata, che si è guadagnata il riconoscimento internazionale grazie alle proprie straordinarie performance. Fino ad oggi, le vittorie di questo gruppo sono innumerevoli, ma il bronzo olimpico di Tokyo 2020 resta uno dei traguardi più significativi, solo dietro a Bulgaria e Russia, quest’ultima assente ai prossimi giochi. Sebbene gli ultimi mondiali a Valencia abbiano visto l’Italia chiudere al quarto posto, a Parigi tutto potrebbe cambiare.

La squadra che rappresenterà l’Italia a Parigi sarà composta da cinque talentuose atlete. Al comando troviamo la capitana Alessia Maurelli, un atleta che ha dimostrato una personalità forte e una capacità innata di motivare il gruppo. La sua collezione di medaglie è impressionante: cinque argenti ai mondiali, tre ori europei e il bronzo olimpico, con un totale di 137 medaglie internazionali e ben 62 d’oro. Da quando ha esordito agli Europei di Baku nel 2014 fino alle recenti competizioni della World Cup di Milano, Alessia è diventata un simbolo di perfezione e attenzione ai dettagli.

Accanto a lei, c’è Martina Centofanti, figlia dell’ex calciatore Felice, che ha bruciato le tappe diventando capitana della squadra juniores e, successivamente, titolare della Nazionale maggiore. Anche per Martina, il picco più alto della carriera coincide con le Olimpiadi di Tokyo, dove il suo contributo ha permesso all’Italia di raggiungere un record di 40 medaglie.

Agnese Duranti, originaria di Spoleto, è un’altra protagonista della squadra. La sua carriera inizia con la Nazionale juniores e culmina nella vittoria ai Mondiali di Pesaro del 2017, dove si distingue per la sua grande eleganza. D’altra parte, Daniela Mogurean, conosciuta come Dana, ha origine moldava e, dopo essere arrivata in Italia da bambina, è emersa come una delle atlete più elastiche del gruppo, diventando un elemento fondamentale dopo il Covid. Infine, Laura Paris, la più giovane del team, ha sostituito Martina Santandrea, continuando a raccogliere successi a livello mondiale sin dal suo esordio nella Coppa del mondo di Baku nel 2022.

Il soprannome di Farfalle, creato nel 2004 dopo il trionfo olimpico ad Atene, è stato un simbolo di sacrificio, eleganza, potenza e creatività. Tuttavia, a seguito di accuse di comportamenti inappropriati rivolte all’allenatrice Emanuela Maccarani, la capitana Maurelli ha dichiarato chiaramente: “Non chiamateci Farfalle, in quel nome non ci riconosceremo mai più”. Questo segna una rottura profonda e dolorosa, legata a violenze e abusi, che non riflettono l’ideale di libertà che queste atlete desiderano incarnare.

Riguardo alle aspettative per le Olimpiadi di Parigi, il futuro appare promettente. Due atlete chiave potrebbero portare l’Italia a nuovi trionfi: Sofia Raffaeli, una singolarista dalle potenzialità straordinarie, e le ex Farfalle, pronte a dare il massimo per superare il risultato di Tokyo. Le avversarie, come Israele, Bulgaria, Cina e Spagna, rappresentano sfide notevoli, ma le ragazze italiane sono determinati a dimostrare che possono superare ogni ostacolo e tornare a volare verso il successo.



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