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Patrizia, madre single di tre figlie, afferma che se a tavola è presente un piatto per le sue figlie, non ve ne è uno per lei



Patrizia S. condivide la sua storia di madre single a Fanpage.it, sperando di ispirare e supportare altre mamme in difficoltà e di ricevere l’attenzione che meritano da parte delle istituzioni.



Patrizia S., madre di tre figlie di 7, 11 e 14 anni, vive a Milano ed affronta molteplici difficoltà come lavoratrice e genitore. Il suo ex compagno è scomparso sei anni fa, lasciandola sola e priva di ogni sostegno economico, non avendo mai versato un centesimo di mantenimento.

In una lettera, Patrizia esprime la sua frustrazione per il fatto che la sua situazione, come quella di molte altre madri single, venga ignorata dallo Stato, che non riesce a fornire aiuto concreto. Queste esperienze sono amplificate dalle dichiarazioni di persone in posizioni privilegiate che, senza comprendere a fondo, affermano che crescere dei figli da sole sia un compito semplice.

Durante il periodo estivo, Patrizia vive momenti di grande ansia. Con l’arrivo di giugno, infatti, sa che il centro estivo per le sue figlie più grandi rappresenta solo un sogno irrealizzabile. Di conseguenza, dovranno restare a casa sotto la supervisione di alcune amiche, mentre Patrizia è costretta a mantenere il suo lavoro a causa della pressione economica.

Con un reddito di soli 900 euro al mese e un affitto che supera i 700 euro, si trova a dover prendere decisioni difficili e a sacrificare quello che potrebbe essere il suo benessere per garantire un futuro migliore per le sue figlie. Ciò si manifesta concretamente piuttosto drammaticamente a tavola, dove afferma: “A volte le mie figlie mi chiedono perché non mangio, e io rispondo che non ho fame, ma è chiaro che sono a conoscenza che non possiamo permetterci un pasto in più per me”.

Patrizia condivide la sua vita di mamma single, una condizione che comporta sfide significative. “È complicato affrontare la vita da sola”, racconta. “Sono passati sei anni e le istituzioni non sembrano aver compreso la nostra realtà”.

Nonostante abbia trovato un lavoro, nella ricerca Patrizia ha ricevuto molti rifiuti a causa della sua condizione di madre; i datori di lavoro sono spesso riluttanti ad assumere una donna con figli, temendo che richiederà continui permessi per i bambini.

Patrizia spiega che, dal punto di vista legale, ha chiesto l’affidamento esclusivo delle sue tre figlie, dal momento che il suo ex compagno ha abbandonato il suo ruolo da genitore e non ha mai contribuito al mantenimento della famiglia. “Gli assistenti sociali hanno fatto un accertamento delle nostre condizioni familiari e hanno redatto una relazione dettagliata”, precisa.

La vita da madre single implica affrontare difficoltà quotidiane, dove anche le piccole cose diventano complicate. “Dalla spesa, alla gestione dei bambini dopo la scuola, ogni attività può rivelarsi una vera sfida”. Se sente di non riuscire a provvedere, è costretta a rivolgersi a una baby sitter, un costo che corrisponde quasi a un intero stipendio. Patrizia non può neppure accedere a prestiti per migliorare la sua situazione. Le vacanze, poi, diventano un sogno irraggiungibile, con la spesa per i biglietti del treno che ricade interamente sulle sue spalle, dato che ora è necessario pagare per tutti e tre i bambini.

Riflettendo sul suo passato, Patrizia confessa: “Sinceramente non avrei mai immaginato di dover affrontare tali difficoltà quando ho deciso di diventare madre. Le cose, purtroppo, sono cambiate in peggio nel corso degli anni”. Arrivata a Milano nel 2010, ricorda che ai tempi era in una situazione diversa: “Ero incinta e non lavoravo, ma il mio ex guadagnava 1500 euro e avremmo potuto accedere a un mutuo. Oggi, anche con un reddito decente, non sarebbe possibile”.

Riguardo alla possibilità di avere ulteriori figli, Patrizia afferma: “Non mi pento di essere diventata madre, ma oggi, con 35 anni, se dovessi incontrare un altro uomo e pensare di avere un altro bambino, probabilmente rinuncerei. Questo per il senso di colpa che provo nel dover decidere chi avrà la possibilità di fare sport o ricevere un regalo a Natale, domande che inevitabilmente sorgono tra loro”.

Le sue figlie più grandi comprendono il sacrificio che fa per loro e riconoscono che la madre si priva di molte cose. “Rinuncio a molte cose, dal cibo ai vestiti nuovi. Ogni centesimo va a loro. A volte mi dicono che dovrei pensare di più a me stessa, perché desiderano vedermi felice”, racconta Patrizia.

Quando le scuole chiudono, la situazione diventa ancora più difficile: “I problemi ci sono tutto l’anno. Ma con l’arrivo di giugno, l’ansia cresce. Sono fortunata a vivere a Milano, dove i miei figli possono frequentare i centri estivi fino al 26 luglio. Ma per le famiglie in difficoltà economica, le agevolazioni sono limitate ai bambini fino ai 11 anni. Quindi, le mie figlie più grandi sono costrette a restare a casa, da sole”, afferma Patrizia. Sebbene esistano leggi che vietano di lasciare minori di 14 anni in casa da soli, per lei è impossibile permettersi una baby sitter: “Guadagno 900 euro e pago 750 di affitto. Non posso gestire tutto in altro modo. La maggior parte di ciò che resta serve per nutrire le mie figlie”.

Patrizia racconta anche la sua esperienza con i colloqui di lavoro, dove le è stato chiesto se avesse figli: “Più di una volta, nonostante la legge lo vieti, mi hanno posto questa domanda e, quando ho risposto di averne tre, mi hanno detto che non avrei ottenuto il posto”. Rispondendo alla query relativa ai sussidi, Patrizia afferma: “Penso che la nostra Presidente del Consiglio potesse comprendere la nostra situazione, essendo una madre single a sua volta. Purtroppo, entrambi i sussidi, l’assegno unico e il bonus mamma lavoratrice, fanno soltanto aumentare l’ISEE, riducendo così i nostri aiuti necessari”.

Vi è una situazione paradossale in cui è più vantaggioso avere un lavoro con un reddito basso per ottenere supporto dallo Stato. “L’anno scorso guadagnavo 1200 euro al mese, ma ho dovuto far fronte alle spese delle mense e dei centri estivi dei miei figli, il che era comunque insostenibile”.

Patrizia ha paura per il futuro delle sue figlie, che hanno visto e vissuto le sue difficoltà: “Non vogliono né sposarsi né avere figli. Questo mi rattrista molto”. Tuttavia, è determinata a far capire loro che, un giorno, potranno trovare qualcuno che le ama e fare scelte diverse.

La sua figlia maggiore, che ha un disturbo dell’apprendimento , ha bisogno di un supporto specifico. “Feci una diagnosi tramite l’ASL tempo fa, ma ci ho messo un po’ a ottenere assistenza, dato che stavo facendo causa al mio ex”, racconta. Attualmente vive in zona San Siro, e spera di ricevere aiuto dall’ospedale Don Gnocchi. “Ho dovuto mettere da parte 350 euro per rifare la pratica, e se ci consideriamo è assurdo”.

Riguardo alle affermazioni di personaggi pubblici che dicono che sia facile vivere da madri single e lavoratrici, Patrizia risponde con delusione: “Non di cosa parlano. È vero che, guadagnando bene e avendo un ex che paga il mantenimento, con il supporto di nonni e parenti, può sembrare più semplice. tuttavia, mi trovo spesso a tavola con le mie figlie che mi chiedono ‘Mamma, oggi non hai fame?’ e io devo mentire loro, perché se in casa c’è cibo per loro, non c’è per me”.

Infine, Patrizia riflette sulla sua situazione rispetto a Milano rispetto ad altre città: “Non è assolutamente più facile da nessuna parte. A Milano bene o male abbiamo vantaggi come il codice bianco per entrare in ospedale o l’uso dei mezzi pubblici per i minori” .

Ma non ho neppure il supporto dei nonni. Mio padre adottivo vive in Veneto , mentre mia madre lavora a Milano come badante, guadagnando appena 200 euro al mese. Non riesce nemmeno a pagare il suo affitto e deve condividerlo con il suo compagno”.



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