Interrogatorio di un ragazzo che ha compiuto un triplice omicidio: dolore, solitudine e un mondo interiore oscuro
La testimonianza di R. rivela un mondo nascosto, alimentato da musica triste e una solitudine che lo accompagnava mentre ascoltava in loop una canzone dei Beatles, “The Long and Winding Road”. Questo non è solo un resoconto dell’interrogatorio riguardante il triplice omicidio, ma un vero e proprio viaggio nelle profondità della sua mente. L’introspezione rivela come un ragazzo, apparente modello di normalità, possa trasformarsi in un omicida.
R. era visto come un ragazzo tranquillo, di buon rendimento scolastico e con una passione per la pallavolo. Tuttavia, nelle sue parole emergeva un profondo malessere e un forte senso di estraneità al mondo. Durante l’interrogatorio ha dichiarato: «Avrei voluto andare a combattere in Ucraina», ma ha precisato che questo pensiero non aveva nulla a che fare con gli eventi tragici che aveva causato. Questa affermazione riflette una disagio interiore che, secondo quanto riferito da amici e familiari, non era mai emerso in modo evidente. Lo qualificano come un ragazzo silenzioso, poco coinvolto nelle dinamiche dei social, in grado di mantenere una certa riservatezza. Uno degli amici ha ricordato come non partecipasse alle attività del parco Toti, il luogo di ritrovo della comunità.
Sara, una diciottenne che lo ha conosciuto meglio, ha raccontato di un viaggio scolastico in Sardegna in cui entrambi avevano partecipato. «Era sempre stato gentile e discreto», ha ribadito, sottolineando che non era una persona incline a cercare l’attenzione. Nonostante ciò, aveva un gruppo di amici e sembrava condurre una vita normale.
Anche i familiari dei genitori hanno vissuto un profondo shock. Paolo, vicino di casa, ha descritto il suo ultimo incontro con Fabio, il padre di R., avvenuto in occasione di un compleanno: «Essere colpito da un proprio familiare è una tragedia indescrivibile», ha affermato, esprimendo la sua tristezza per la perdita. Fabio era un uomo buono, molto attivo nella comunità, e insieme alla moglie Daniela partecipava attivamente alla vita della polisportiva locale.
R. e suo fratello praticavano sport nelle categorie Under 19 e Under 12, mentre il padre ricopriva un ruolo di dirigente. La polisportiva ha dichiarato di essere sgomenta nell’apprendere la notizia, sottolineando l’importanza della famiglia in tutte le attività sociali.
Il dramma vissuto da R. e la sua famiglia evidenziano una frattura non solo nella vita di un adolescente, ma anche nell’intero tessuto sociale. Le domande rimangono aperte: come è possibile che un giovane apparentemente sano e ben integrato sia arrivato a questo punto tragico e incomprensibile?
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