Controcopertina

Paderno Dugnano, il 17enne: «I miei mi interrogarono “perché hai il coltello in mano?”. Il raptus della festa: non voleva lasciare prove sull’arma



Custodia cautelare per il 17enne: un caso di premeditazione e ferocia nel triplice omicidio di Paderno Dugnano



La giudice per i minori di Milano, Laura Margherita Pietrasanta, ha disposto la custodia in carcere per Riccardo, il 17enne coinvolto nella tragica strage di Paderno Dugnano. L’adolescente è accusato di triplice omicidio pluriaggravato, con l’aggravante della premeditazione. Nella sua ordinanza, la gip ha parlato di una singolare ferocia e di un accanimento nei confronti delle vittime, nonché di una preordinazione dei mezzi utilizzati. Inoltre, ha messo in luce una certa propensione del giovane a cambiare e manipulare la propria versione dei fatti. Questo scenario ha portato a una riflessione profonda sulla pericolosità sociale del ragazzo e la sua incapacità di controllare impulsi destrutturanti.

Durante l’interrogatorio, Riccardo ha ammesso: «Ho pensato di ucciderli la sera della festa», sottolineando che già giorni prima aveva progettato l’atto. La gip ha quindi ritenuto che la decisione di incarcerarlo fosse l’unica opzione possibile, in considerazione della gravità e delle fila complessa di emozioni e motivazioni che hanno portato alla strage. La sua confessione, dove ha dichiarato di sentirsi alienato e intrappolato dal malessere, è stata cruciale per la convalida dell’arresto.

In un contesto complesso, la presidente del Tribunale per i minori di Milano, Maria Carla Gatto, ha affermato che il Tribunale approfondirà la situazione con la dovuta serietà, tenendo presente che il caso richiede un’difficile intesa tra giustizia e riabilitazione. In risposta alla tragedia, i giudici e gli esperti stanno attentamente esaminando la dinamica familiare, che Riccardo ha descritto attraverso una serie di dichiarazioni piuttosto inquietanti.

Nella notte della festa dedicata al padre, il 17enne ha rivelato di aver preso il coltello, che era l’unica arma disponibile in casa, e di aver agito quasi come in un raptus. Ha ricordato come i familiari abbiano cercato di capire la sua rea tenendo un tono di normale preoccupazione quando si sono resi conto della sua intensità. Di fronte alla crescente inquietudine, Riccardo ha compiuto un gesto estremo per liberarsi dal proprio malessere interiore. Ha confessato di aver sentito il bisogno di “cancellare tutta la sua vita di prima”.

La testimonianza di vari esperti, che si stanno occupando del caso, hanno rivelato che Riccardo ha vissuto in un clima familiare che, pur incapsulato nel concetto di normalità, era viscerale e carico di aspettative. A Thur le indagini hanno affermato di aver colto un certo senso di competitività e pressione nei rapporti personali, tanto che Riccardo si era isolare e staccato emotivamente. Nonostante le apparenti tranquillità negli ultimi mesi, i segni di una crescente disconnessione erano evidenti e il disagio che provava stava crescendo in un silenzio carico di tensione.

La sua confessione riflette non solo la desolazione, ma anche un desiderio profondo di libertà. Ha detto che pensava spesso alla situazione geopolitica internazionale mentre percepiva dolorosamente il conflitto interiore tra i suoi ideali e la realtà in cui viveva. Infine, la vicenda ha attirato l’attenzione non solo della comunità locale, ma anche delle autorità, pronte a prendere in considerazione ogni aspetto per cercare di prevenire casi simili in futuro.

Conferite le indagini, il medico legale incaricato di effettuare le autopsie si prepara a produrre una serie di relazioni che approfondiranno ulteriormente il contesto di questa tragica vicenda. La società si interroga su come un singolo individuo possa evolversi in un contesto così opprimente e su come le dinamiche familiari possano influenzare così drammaticamente la vita di un giovane.



Add comment