Oltre 130 tecnici del Soccorso Alpino hanno lavorato incessantemente per salvare la speleologa bresciana Ottavia Piana, rimasta ferita in una grotta nella Bergamasca. Le operazioni, durate più di 70 ore, non hanno gravato sulle casse pubbliche grazie all’assicurazione degli speleologi.
Più di 130 tecnici del Soccorso Alpino si sono alternati in turni estenuanti per portare in salvo Ottavia Piana, una speleologa di 32 anni rimasta ferita nell’Abisso Bueno Fonteno, una grotta situata nel territorio bergamasco. Le operazioni di soccorso, iniziate nella serata di sabato e concluse nelle prime ore di mercoledì, hanno permesso di estrarre la donna dopo oltre 70 ore trascorse immobilizzata su una barella.
La vicenda, che ha suscitato grande interesse mediatico e un’ondata di solidarietà nei confronti della speleologa, ha però sollevato anche polemiche legate ai presunti costi delle operazioni. A chiarire ogni dubbio è intervenuto Sergio Orsini, presidente della Società Speleologica Italiana, spiegando che tali spese non ricadono sui cittadini: “Gli speleologi sono assicurati e l’assicurazione copre sia i costi di ricerca che di soccorso in grotta”.
L’incidente e l’importanza scientifica dell’esplorazione
L’incidente è avvenuto mentre Piana partecipava a un’esplorazione scientifica organizzata dal Progetto Sebino, un’iniziativa che mira a studiare il percorso delle acque sotterranee nel bacino del Sebino. Durante questa missione, il gruppo aveva scoperto un nuovo ramo della grotta, lungo circa due chilometri, un risultato definito “straordinario” per la ricerca scientifica. I dati raccolti verranno ora analizzati da enti pubblici e università per monitorare eventuali fenomeni di inquinamento nelle falde acquifere.
Secondo Orsini, l’attività speleologica richiede una preparazione rigorosa per affrontare le molteplici situazioni di rischio: “Facciamo corsi su soccorso e autosoccorso, prepariamo i soci ad affrontare ogni tipo di imprevisto”. Tuttavia, nonostante l’esperienza e le precauzioni, un evento sfortunato ha portato la speleologa a cadere, riportando ferite che le hanno impedito di proseguire autonomamente.
I soccorsi sono stati attivati immediatamente dopo che due compagni di Piana, riusciti a risalire in superficie, hanno dato l’allarme. Da quel momento, è iniziata una complessa operazione di recupero che ha visto l’impegno di oltre 130 tecnici specializzati. La risalita della grotta, resa difficoltosa dalle caratteristiche del percorso, ha richiesto ore di lavoro incessante.
Nessun costo per i cittadini
Le polemiche sui costi del soccorso sono state smentite con fermezza dai rappresentanti delle organizzazioni coinvolte. Sergio Orsini ha ribadito che “il cittadino non paga assolutamente nulla”, spiegando che ogni speleologo è coperto da un’assicurazione che tutela non solo i partecipanti, ma anche le operazioni di soccorso. Inoltre, i dati statistici mostrano che gli interventi legati alla speleologia sono estremamente rari. “Nel 2023, la delegazione lombarda del Cnsas ha registrato 1.714 interventi, ma solo sei sono stati relativi alla speleologia”, ha precisato Orsini.
Anche Mauro Guiducci, vicepresidente nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico, ha sottolineato come le spese per il salvataggio di Piana siano contenute rispetto ad altre operazioni di soccorso in montagna, spesso caratterizzate da lunghi voli in elicottero e impieghi massicci di risorse. “Esistono interventi che richiedono costi ben più elevati, ma non ricevono la stessa attenzione mediatica”, ha dichiarato Guiducci.
Un’operazione simbolo di dedizione
L’uscita di Ottavia Piana dalla grotta è stata accolta con applausi e commozione, mentre un elicottero attendeva per trasportarla in ospedale per gli accertamenti medici. Le immagini della sua liberazione hanno fatto il giro dei media, diventando il simbolo dell’impegno e della dedizione dei soccorritori.
Nonostante le difficoltà e i rischi affrontati, il successo dell’operazione conferma l’alto livello di preparazione dei tecnici del Soccorso Alpino e la solidarietà che anima queste missioni. Le parole di Orsini rimarcano l’importanza dell’attività speleologica anche dal punto di vista scientifico: “Questi dati aiutano a monitorare l’ambiente e a prendere decisioni informate per la tutela delle risorse naturali”.
L’esperienza vissuta da Piana rappresenta un promemoria del valore della collaborazione e della resilienza, sia per gli speleologi che per i soccorritori che operano in contesti estremi.
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