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Non portavo risentimento verso la mia famiglia”: l’interrogatorio al 17enne dopo l’eccidio di Paderno Dugnano



Venerdì 1 settembre, attorno alla mezzanotte, si è consumata una tragedia a Paderno Dugnano, un comune della provincia di Milano, dove un ragazzo di 17 anni ha ucciso il padre, la madre e il suo fratellino di 12 anni all’interno della loro villetta. L’interrogatorio del giovane si è svolto presso il carcere minorile Beccaria di Milano, sotto l’osservazione del giudice per le indagini preliminari per i minori, Laura Margherita Pietrasanta. Le autorità stanno ora considerando quale misura adottare per il ragazzo, che si avvicina al compimento della maggiore età, previsto per il 5 ottobre.



Le dichiarazioni del ragazzo

Durante l’interrogatorio, il 17enne ha descritto gli eventi di quella tragica notte, ripercorrendo con minuzia i propri movimenti. Visibilmente colpito e in lacrime, ha mostrato segni di profondo disagio emotivo. Secondo il suo avvocato, Amedeo Rizza, il ragazzo ha offerto un racconto coerente con quanto già dichiarato in precedenza. Tuttavia, il motivo dietro a tale gesto rimane nebuloso. Il giovane ha menzionato un malessere crescente, indicativo forse di una crisi personale che si era intensificata nei giorni immediatamente precedenti l’accaduto. “Credeva che questo atto estremo potesse porre fine alla sua sofferenza”, ha riferito il legale, aggiungendo che il ragazzo è consapevole della gravità dell’accaduto e sente un profondo rimorso per la perdita dei suoi familiari.

Il primo verbale del ragazzo rivela che aveva già considerato l’idea di compiere una strage. Il tema della premeditazione, conteso dal pubblico ministero, gioca un ruolo cruciale nel processo in corso. Rizza ha affermato che il giovane cercava una via d’uscita per il proprio disagio e aveva contemplato diverse opzioni, tra cui scappare di casa o addirittura arruolarsi per combattere in Ucraina. È emerso che l’idea di uccidere i propri cari è affiorata solo dopo la festa di compleanno del padre, e non era mai stata una decisione premeditata nel vero senso della parola. “Non nutriva un risentimento verso la sua famiglia, ma piuttosto era frustrato e confuso”, ha aggiunto l’avvocato.

La nomina di un tutore legale e la richiesta di perizia psichiatrica

In attesa della pronuncia giudiziaria, sarà nominato un tutore legale per il ragazzo, figura che non potrà essere scelta tra i familiari, essendo essi vittime del crimine. I nonni del giovane si sono dichiarati disponibili ad aiutarlo, affermando di voler restare accanto a lui in questo delicato momento della sua vita. L’avvocato ha evidenziato che anche se il ragazzo ha commesso un crimine atroce, “è l’unico sopravvissuto della sua famiglia e merita sostegno”.

Rizza ha annunciato l’intenzione di richiedere una perizia psichiatrica per comprendere a fondo il disagio del giovane. Tale valutazione non si concentrerà solo sulla lucidità o meno del ragazzo, ma esplorerà la natura del suo malessere, che potrebbe rimandare a un disturbo più complesso e profondo. “È fondamentale aiutare questo ragazzo a recuperare e a reintegrarsi”, ha sottolineato l’avvocato, avvertendo che la detenzione non può essere considerata l’unica soluzione possibile per un caso così tragico e complesso.

La tragedia di Paderno Dugnano non è solo un fatto di cronaca nera, ma solleva interrogativi sul malessere giovanile e sull’importanza della prevenzione in tali situazioni. È fondamentale non solo fare giustizia, ma anche comprendere i fattori che hanno portato a questa devastante scelta. Solo così si può sperare di evitare futuri drammi familiari e supportare giovani afflitti da sofferenze che spesso restano invisibili fino a quando non è troppo tardi. Le comunità e le istituzioni hanno un ruolo cruciale nel riconoscere e affrontare questi segnali di disagio, per tutelare non solo i giovani, ma anche le famiglie e la società nel suo complesso.



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