Nel centro di Como, in un antico edificio, è stata scoperta una tragedia di solitudine e abbandono. Nirvana Brkic, una donna di 57 anni originaria di Fiume, è stata trovata morta nel suo appartamento, di proprietà comunale, dopo essere rimasta lì per oltre nove mesi senza che nessuno se ne accorgesse. L’allarme è stato dato dai vicini, preoccupati per il forte odore che proveniva dall’abitazione.
I funerali si sono svolti nella chiesa di Rebbio, situata alla periferia della città. La cerimonia ha visto la presenza solo di alcuni anziani, abituali frequentatori della messa mattutina, mentre non c’erano parenti o amici per rendere omaggio alla defunta. Nirvana, infatti, era conosciuta per uscire di casa solo per recarsi alla mensa della Caritas.
Le autorità hanno autorizzato le esequie dopo aver completato le indagini tecniche e l’autopsia. Non sono stati rilevati segni di violenza né evidenti patologie che potessero spiegare il decesso. La causa della morte, avvenuta quasi un anno prima del ritrovamento, è ipotizzata come dovuta a grave malnutrizione. Questa ipotesi è coerente con lo stato di degrado in cui è stato trovato l’appartamento, situato al primo piano di un edificio circondato da famiglie e attività commerciali. Tuttavia, nessuno, né i vicini né gli assistenti sociali o i volontari della mensa, si era accorto della situazione disperata della donna.
La storia di Nirvana Brkic è un doloroso promemoria della solitudine che può colpire anche in una comunità apparentemente vivace e connessa. Nonostante abitasse in un’area popolata, la sua esistenza è passata inosservata fino al tragico epilogo. Le autorità locali e i servizi sociali sono ora sotto esame per capire come sia stato possibile che una persona potesse scomparire così completamente dalla vista senza che nessuno intervenisse.
Un vicino, che ha preferito rimanere anonimo, ha dichiarato: “Non avevamo idea che la situazione fosse così grave. Pensavamo semplicemente che fosse una persona riservata.” Questa testimonianza riflette quanto possa essere facile ignorare i segnali di disagio nelle persone che vivono accanto a noi.
La scoperta del corpo di Nirvana ha sollevato numerosi interrogativi sulla rete di supporto sociale nella città di Como. Molti si chiedono se ci siano altre persone nelle stesse condizioni e cosa si possa fare per prevenire simili tragedie in futuro. Le autorità locali hanno promesso di migliorare i sistemi di monitoraggio e supporto per le persone vulnerabili.
Il caso ha anche sollevato discussioni più ampie sulla società moderna e sull’isolamento sociale. In un’epoca in cui siamo sempre più connessi digitalmente, paradossalmente sembra che le connessioni umane reali stiano diminuendo. La storia di Nirvana è un doloroso monito su quanto possa essere facile per qualcuno scivolare attraverso le crepe del tessuto sociale.
Un portavoce della Caritas ha commentato: “Facciamo del nostro meglio per aiutare chi viene da noi, ma non possiamo essere ovunque. Questo caso ci ricorda quanto sia importante il ruolo della comunità nel prendersi cura dei propri membri.” Questa dichiarazione sottolinea la necessità di una cooperazione più stretta tra enti caritatevoli, servizi sociali e la comunità più ampia.
L’appartamento dove viveva Nirvana è stato descritto come fatiscente e trascurato, un riflesso delle difficoltà che stava affrontando. Nonostante ciò, nessuno ha sollevato preoccupazioni o cercato di contattarla per mesi. Questo solleva domande sulla responsabilità dei proprietari degli immobili nel garantire condizioni di vita adeguate ai loro inquilini.
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