Madre denuncia il figlio per stupro: “Sono una donna rispettabile”. Porta ai carabinieri le prove degli abiti sporchi di spray anti-aggressione



“Sono una donna, una madre e sono preoccupata. Sono una persona rispettabile e temo che mio figlio sia coinvolto nella violenza sessuale che ho letto sul giornale…”. Così ha esordito la donna sudamericana che, lunedì mattina, si è presentata spontaneamente nella caserma dei carabinieri di via Planton.



In quel momento, gli investigatori dell’aliquota operativa e del Radiomobile erano in Procura, intenti a depositare i risultati delle indagini avviate la notte del 9 giugno, dopo la violenza sessuale avvenuta sull’argine del Noncello ai danni di una diciottenne che stava tornando a casa dopo il lavoro.

Determinanti le prove fornite dalla madre

Il magistrato ha ricevuto fotogrammi, riscontri antropometrici, identificazioni e il riconoscimento della vittima. Tutti questi elementi hanno indirizzato i sospetti su Jair Stiven Sinisterra Colorado, un 29enne colombiano residente da un anno a Pordenone. Tuttavia, è stato grazie al coraggio e alla dignità della madre che il sostituto procuratore Federica Urban ha potuto firmare in breve tempo il provvedimento di fermo, accusando il giovane di violenza sessuale, lesioni e rapina aggravata.

La madre ha preso immediatamente le distanze dalle azioni del figlio. Ha intuito che qualcosa non andava quando lui è tornato a casa, verso le due di notte del 9 giugno, visibilmente agitato. Si è tolto maglietta e bermuda di jeans neri, entrambi macchiati di rosso. Lavando gli indumenti, l’acqua si è tinta di fucsia, una circostanza insolita che ha spinto la madre a fotografare tutto. Le immagini sono state consegnate ai carabinieri, confermando che il pigmento era lo stesso dello spray anti-aggressione usato dalla vittima.

La testimonianza della vittima

La ragazza aveva raccontato di aver spruzzato la sostanza urticante due volte, senza riuscire a fermare l’aggressore, che anzi si era incattivito ulteriormente. Lo spray contiene anche un tracciante, simile a quelli usati nei bancomat per macchiare le banconote durante un assalto. Questo tracciante sporca gli indumenti degli aggressori e lascia tracce anche sulla pelle.

Il racconto della madre ha trovato riscontri anche all’interno della famiglia. La sorella del sospettato ha collaborato con gli inquirenti, rivelando che l’evento aveva sconvolto entrambe e che ritenevano giusto che il colpevole si assumesse le proprie responsabilità. Hanno anche riferito di un litigio tra Sinisterra e la madre, tanto da costringerla a dormire altrove quella notte. Inoltre, hanno menzionato una telefonata in Spagna, dove il 29enne ha diversi amici, indicando la possibilità che stesse pianificando una fuga. Questo dettaglio ha spinto le autorità a considerare il pericolo di fuga e a prendere misure cautelari.

Le indagini non sono ancora concluse. Manca ancora il test del Dna, a cui potrà partecipare anche l’avvocato Fabio Gasparini, che rappresenta la vittima. Gli indumenti della ragazza e dell’aggressore sono sotto sequestro. Nei documenti ci sono anche il riconoscimento fatto dalla ragazza e il referto medico che indica una prognosi di sette giorni, con segni evidenti sul collo dove l’aggressore l’ha stretta per impedirle di urlare. Sinisterra, soprannominato “the block”, ha ammesso di essere l’uomo con la maglietta verde visto pedinare la ragazza, nonostante abbia dichiarato di non ricordare nulla.

Le immagini più nitide provengono dalle telecamere di sorveglianza di un condominio in via Cavallotti, che riprendono chiaramente l’inseguitore. Questi elementi rafforzano il caso contro Sinisterra, ma le indagini tecniche proseguiranno per confermare ogni dettaglio.



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