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Le morti causate dal Covid-19 non sono attribuibili esclusivamente ai danni polmonari, secondo le evidenze emerse da uno studio



Durante la prima ondata della pandemia, Bergamo è stata una delle città più colpite: in un arco di quattro mesi, da febbraio a maggio 2020, sono stati registrati oltre 70.000 decessi a causa del Covid-19. Seppur nella maggior parte dei casi la causa dei decessi è stata attribuita agli effetti del SARS-CoV-2 sui polmoni, sono stati segnalati anche casi di microtrombosi coinvolgenti altri organi, come il cuore e i reni.



Recentemente, uno studio coordinato dall’Università di Padova, pubblicato sulla rivista scientifica Journal of Hepatology, ha confermato che le morti causate dal Covid-19 non sono state solo il risultato dell’insufficienza respiratoria acuta; in diversi casi, la microtrombosi dei piccoli vasi ha avuto un ruolo determinante, compromettendo gravemente numerosi organi oltre ai polmoni. Un ulteriore studio, reso noto nelle scorse settimane, ha fornito spiegazioni sul motivo per cui alcune persone non contraggono la malattia Covid.

Lo studio ha preso avvio dalla constatazione che il ruolo della microtrombosi epatica e della patologia epatica osservata tra i deceduti durante la pandemia, compresi alcuni pazienti di Bergamo, non era stato finora studiato in modo dettagliato. Il progetto di ricerca ha coinvolto un team interdisciplinare che comprendeva diverse università italiane e internazionali, inclusi ricercatori delle università di Yale e Birmingham.

Come riportato nel comunicato stampa dell’Università di Padova, durante il picco della pandemia e nonostante l’emergenza sanitaria, i medici dell’Ospedale di Bergamo hanno deciso di condurre autopsie su pazienti deceduti per Covid-19 al fine di ottenere il maggior numero possibile di informazioni riguardo alle cause dei decessi. È in questo contesto che è stato scoperto che “la trombosi dei piccoli vasi era una delle lesioni più significative nelle forme letali di Covid”, ha dichiarato Aurelio Sonzogni, responsabile del reparto di Patologia dell’ASST Bergamo Est Seriate.

Gli autori dello studio hanno identificato che la microtrombosi della vena porta, un importante vaso sanguigno che trasporta il sangue dagli organi addominali situati sotto il diaframma, dalla milza e dal pancreas fino allo stomaco, “è sostenuta da una risposta pro-coagulante indotta dall’infezione da SARS-CoV-2 che impatta un tipo di cellula vascolare ancora poco studiato, chiamato pericita”, ha spiegato Paolo Simioni, direttore del dipartimento di Medicina dell’Università di Padova e co-autore senior dello studio.

Il pericita è una cellula situata all’esterno dei piccoli vasi venosi e arteriosi, attorno ai capillari, “dove forma una guaina di rivestimento attorno all’endotelio, lo strato di cellule in contatto diretto con il flusso sanguigno”, ha aggiunto Simioni.

Secondo le osservazioni condotte dai ricercatori, dopo l’infezione, questa cellula “attiva la secrezione vascolare di mediatori della coagulazione, tra cui il fattore tissutale e il fattore di von Willebrand”, ha continuato il co-autore dello studio. Questi mediatori provocano da un lato “ipercoagulabilità locale con conseguente trombosi, e dall’altro la dilatazione delle piccole arterie polmonari, con riduzione della saturazione di ossigeno nel sangue arterioso”. Tali informazioni, secondo gli autori, potrebbero rivelarsi utili anche per la comprensione di altre patologie acute caratterizzate da insufficienza a carico di più organi.



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