Nella città di Rafah, un raid delle forze militari israeliane ha causato la morte di sedici individui. Le zone orientali della città, adiacenti alla linea di confine con Israele, sono state suggerite per l’evacuazione da parte dei residenti palestinesi, anticipando un’offensiva programmata nell’area meridionale della Striscia di Gaza. Secondo il Times of Israel, i civili sono stati indotti a migrare verso una dichiarata zona umanitaria ampliata nelle regioni di al-Mawasi e Khan Younis.
Incitate dalle forze armate israeliane, attraverso “appelli via manifesti, messaggi di testo, chiamate e comunicati mediatici in arabo”, le popolazioni di Rafah sono invitate a spostarsi dalla parte orientale della metropoli verso l'”area umanitaria ampliata di Al-Mawasi”. Questo messaggio dalle IDF, che si trova sui social network, sottolinea che l’esercito “continuerà a concentrarsi su Hamas in ogni posizione di Gaza fino a quando tutti i prigionieri in loro custodia non centreranno casa”. Questo suggerisce fortemente che l’offensiva contro la città meridionale della Striscia, accusata di alloggiare il comando di Hamas, sia imminente.
Le Israel Defense Forces, nel loro messaggio, riportano che seguito all’ “aumento degli aiuti umanitari per Gaza, IDF ha esteso l’area umanitaria di Al-Mawasi per ricevere gli aiuti in arrivo”. Precisano che l’ampia risorsa umanitaria include ospedali da campo, strutture di accoglienza come tende e una maggiore fornitura di alimenti, acqua, medicinali e altre necessità.
“In linea con le autorizazioni governative – prosegue il comunicato delle forze armate – una valutazione costante della situazione guiderà il graduale trasferimento della popolazione civile nelle aree predesignate, verso l’area umanitaria. Le richieste di affidamento temporaneo all’area umanitaria saranno veicolate attraverso manifesti, SMS, telefonate e comunicazioni mediatiche in arabo”, conclude il messaggio. Il testo è accompagnato da collegamenti a mappe e ad indicazioni grafiche sui trasferimenti verso la “zona umanitaria estesa” di Khan Yunis.
Lanci di razzi e di droni sono stati documentati anche dai territori di confine con il Libano. Secondo fonti militari israeliane, Hezbollah avrebbe sganciato più di sessanta ordigni, tuttavia senza causare vittime tra i civili o i militari. Quest’azione del gruppo paramilitare sarebbe una risposta all’azione condotta nottetempo dall’aviazione israeliana su obiettivi Hezbollah nel sud del Libano, tra cui un impianto militare nelle vicinanze di Khiam e un punto di osservazione nei pressi di Matmoura. A questo proposito è emersa la notizia che la scorsa settimana l’amministrazione Biden ha fermato un invio di munizioni prodotte negli Stati Uniti destinato a Israele. Axios, citando funzionari israeliani, evidenzia che questa è la prima occasione, dall’attacco in Israele avvenuto il 7 ottobre, in cui gli USA bloccano un approvvigionamento di armi dirette all’esercito israeliano.
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