La trama di La stanza degli omicidi, un film con Uma Thurman e Samuel L. Jackson



La stanza degli omicidi è un film che intreccia due generi, combinando la commedia e il thriller. Diretto da Nicol Paone, il lungometraggio ha una durata di circa 98 minuti e un cast di rilievo con attori come Uma Thurman, Samuel L. Jackson e Joe Manganiello. Distribuito dalla Universal Pictures, il film è arrivato nelle sale italiane il 6 giugno 2024. Ma ha mantenuto le promesse? Scopriamolo nella recensione di La stanza degli omicidi.



La stanza degli omicidi si propone come un abile mix di leggerezza e tensione tipica dei gangster movie. Ma di cosa parla esattamente il film con Uma Thurman e Samuel L. Jackson? La trama del lungometraggio, diretto da Nicol Paone, ruota attorno a tre personaggi principali:

La storia segue le vicende di Reggie (Joe Manganiello), un sicario professionista, del suo capo Gordon (Samuel L. Jackson) e di una mercante d’arte in difficoltà, Patrice (Uma Thurman). Patrice è in crisi a causa delle scarse vendite e rischia seriamente il fallimento della sua galleria. A peggiorare la situazione, è anche in debito con il suo fornitore di droga, a cui offre un’opera d’arte in sostituzione del denaro che deve. Questo dipinto attira subito l’attenzione di Gordon, il capo dello spacciatore, che vede nella galleria una perfetta opportunità per il riciclaggio del denaro sporco. Nonostante inizialmente riluttante, Patrice accetta il piano di Gordon, ma per farlo funzionare hanno bisogno di più opere d’arte. Gordon incarica allora Reggie di produrre i dipinti necessari, ma l’arte del sicario provoca un grande scalpore nel mondo dell’arte, rischiando di compromettere l’intero piano.

La recensione di La stanza degli omicidi: un film che manca di satira e brilla solo per 10 minuti

Guardare un film senza provare emozioni è un’esperienza frustrante. Questo è il caso di La stanza degli omicidi, un progetto che aspirava a essere una satira, ma il cui soggetto non viene mai realmente sviluppato. Il vero dramma non riguarda i personaggi, ma gli spettatori, costretti ad assistere a un film stantio, inefficace e anacronistico sul mondo dell’arte e il suo mercato.

Fare satira richiede più che idee personali: necessita di una visione e di un’esecuzione che il film di Nicol Paone non riesce a fornire. Il montaggio è quasi inesistente, le immagini scorrono senza alcun impatto emotivo, e non c’è alcuna voglia di suscitare emozioni nel pubblico. Tutto appare statico, inconcludente e fuori tempo, suscitando solo una profonda sensazione di stanchezza.

L’unico sviluppo interessante è la storia del sicario interpretato da Joe Manganiello, che esprime la sua frustrazione attraverso l’arte concettuale. La galleria di Patrice diventa uno spazio per le opere di un killer, una possibilità di redenzione sfruttando la capacità della violenza e della morte di smuovere gli istinti primordiali.

Tuttavia, la sceneggiatura di Reggie/Bagman non esplora il mondo criminale in modo approfondito e il gangster movie resta solo un’idea latente. Ci sono solo dialoghi su dialoghi e location che si alternano, con espedienti narrativi fiacchi che cercano di riempire i circa 98 minuti di durata. Il risultato è una serie di sequenze goffe, dialoghi futili e un perenne overacting degli attori, Uma Thurman compresa. Questo genera solo un unico sentimento: la noia.

La stanza degli omicidi avrebbe potuto essere una commedia degli equivoci graffiante, ma mette in scena solo personaggi macchiettistici, finta irriverenza e un tono sbilanciato tra il serio e il parodistico. Si termina la visione con la sensazione di aver visto un film concettualmente smodato e cinematograficamente nullo. La satira rimane congelata in un prodotto insipido che tenta di impartire una lezione sul mondo dell’arte senza avere l’ispirazione necessaria per riuscirci.

L’unico momento di intrattenimento arriva nei 10 minuti finali, dove si presenta un minimo di azione e un montaggio alternato che spiega l’ingegnoso piano della mercante d’arte e del sicario. Peccato che questo sarebbe dovuto essere l’inizio del film, non la fine.



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