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La polemica sulla medaglia d’oro della pugile Imane Khelif: una sfida alle convenzioni e un messaggio di forza



Imane Khelif ha attirato su di sé l’attenzione mediatica come la pugile algerina intersex che ha conquistato la medaglia più discussa delle Olimpiadi di Parigi. Il suo trionfo nella finale contro Liu Yang ha innescato un acceso dibattito. «Ho ottenuto il diritto di partecipare a questi Giochi. Sono una donna come tutte le altre. Sono nata donna e ho sempre vissuto come tale», ha affermato con convinzione. Nata il 2 maggio 1999 a Tiaret, in Algeria, ha scoperto la sua passione per la boxe solo pochi anni fa, ispirata dalla visione delle Olimpiadi di Rio 2016. La sua determinazione è emersa fin da subito, nonostante le difficoltà iniziali e la mancanza di sostegno da parte della famiglia.



Imane ha affrontato ogni giorno una corsa di dieci chilometri per raggiungere la palestra, e ha persino venduto metallo trovato tra i rifiuti per coprire le spese dei trasporti e degli allenamenti. I suoi sacrifici sono stati ripagati: nel 2018 ha fatto il suo debutto ai Campionati Mondiali di pugilato femminile a Nuova Delhi, dove ha raggiunto il 17° posto. L’anno successivo ha gareggiato in Russia e ha partecipato alle competizioni di Tokyo 2020, arrivando ai quarti di finale. Nel 2022, a Istanbul, ha conquistato una medaglia d’argento ai Mondiali femminili e ha ricevuto il riconoscimento come migliore atleta algerina. Oggi è anche ambasciatrice dell’UNICEF, dove ha dichiarato: «Ho iniziato da zero, ora ho tutto».

Dopo le polemiche sollevate sulla sua identità e il ritiro dell’italiana Angela Carini, Khelif ha finalmente preso la parola dopo l’acquisizione della medaglia d’oro: «Mi sono qualificata a pieno titolo per partecipare a questi Giochi. Sono una donna come tutte le altre. Sono nata donna, ho vissuto come donna e ho gareggiato come tale. Non ci sono dubbi su questo. Sono una donna forte con poteri speciali. La mia medaglia d’oro è un messaggio per il mondo». Le sue dichiarazioni risuonano come una vittoria personale dopo le innumerevoli accuse ricevute recentemente. «Adesso entrambi i miei genitori mi sostengono e sono i miei più grandi tifosi», ha aggiunto.

Ma cosa significa essere un’atleta intersex? La definizione, secondo l’Istituto Superiore di Sanità, include tutte le variazioni innate delle caratteristiche sessuali, che possono coinvolgere i cromosomi, gli ormoni, i genitali esterni o le componenti interne dell’apparato riproduttivo. Khelif si è sempre identificata e socializzata come donna, e la sua carriera è stata interamente dedicata alle competenze femminili. A differenza di Caster Semenya, che è considerata un’atleta transgender, Imane ha una differenza nello sviluppo sessuale, caratterizzata da un livello di testosterone più elevato rispetto alla media delle donne. La sua storia non solo dimostra la determinazione e la resilienza, ma rappresenta anche un’importante riflessione sulle questioni di genere nel mondo dello sport.



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