Uno studio recentemente pubblicato ha rivelato che l’uso regolare di cannabis è associato a un rischio di sviluppare tumori della testa e del collo 3,5 volte superiore rispetto ai non consumatori. La ricerca, che ha coinvolto un campione di oltre 116.000 utenti di cannabis, suggerisce un legame preoccupante tra questa sostanza e l’insorgenza di specifiche neoplasie. Sebbene i risultati siano significativi, gli autori avvertono che necessitano di ulteriori verifiche attraverso studi più dettagliati.
Fino ad ora, questo è il primo studio di vasta portata a dimostrare una correlazione statisticamente significativa tra l’impiego della cannabis e l’emergere di tumori in aree come laringe, faringe, ghiandole salivari, tiroide e cavità orale. In particolare, il rischio di cancro alla laringe risulta addirittura aumentato di 8,39 volte (IC al 95%, 4,72-14,90), il che evidenzia la necessità di indagini approfondite. È importante notare che l’indagine si limita a stabilire un’associazione e non un rapporto di causa-effetto, il che richiede ulteriori studi per chiarire i meccanismi biologici sottostanti.
Il team di ricerca, guidato dal professor Ryan S. Chung dell’Università della California Meridionale, ha collaborato con esperti dell’Università di Los Angeles (UCLA) e dell’Università di Stanford per analizzare i dati clinici di un ampio gruppo di consumatori di cannabis. La ricerca ha utilizzato un modello multicentrico, confrontando le cartelle cliniche di forti fumatori di cannabis con quelle di una popolazione di controllo composta da non fumatori. I partecipanti selezionati erano individui che, nel corso degli ultimi venti anni, si erano presentati al pronto soccorso con vari sintomi fisici e psichici legati al consumo di cannabis, come la dipendenza. Tra questi, il campione includeva circa 51.000 donne (il 44%) con un’età media di 16,8 anni.
Attraverso l’analisi di un database contenente le cartelle cliniche di circa 4 milioni di non consumatori di cannabis, i ricercatori hanno identificato un gruppo di controllo adeguato. I risultati hanno mostrato che l’utilizzo di cannabis comporta un rischio 3,5 volte superiore di sviluppare tumori della testa e del collo (RR, 3,49; IC al 95%, 2,78-4,39). Nello specifico, il rischio di cancro orale nei consumatori era 2,50 volte più elevato (IC al 95%, 1,81-3,47), mentre per il cancro orofaringeo la probabilità aumentava a 4,90 volte (IC al 95%, 2,99-8,02).
Sebbene il rischio di tumori della testa e del collo nei consumatori di cannabis risulti leggermente inferiore a quello associato all’uso di tabacco o alcol, va sottolineato che è comunque significativo e richiama l’attenzione sulle implicazioni della salute pubblica. Gli autori dello studio evidenziano anche i limiti della raccolta dati, come la mancanza di informazioni sul metodo di consumo della cannabis (ad esempio se fumata o assunta in altri modi), e sulla possibile presenza di infezioni da HPV o l’uso simultaneo di alcol e tabacco, tutti fattori di rischio noti per lo sviluppo di tumori.
La categoria di consumatori di cannabis è stata definita in base all’accesso ai servizi medici per i sintomi legati al consumo, senza un’analisi approfondita dei tempi e delle modalità di consumo. Tuttavia, questo non diminuisce l’importanza dei risultati ottenuti. Di recente, altri studi hanno anche rivelato come la cannabis possa svolgere un ruolo positivo nel trattamento di coloro che fanno uso di oppioidi. La ricerca dal titolo “Cannabis Use and Head and Neck Cancer” è stata pubblicata nella rivista scientifica JAMA Otolaryngology – Head & Neck Surgery, contribuendo così a un dibattito in continuo sviluppo riguardo agli effetti della cannabis sulla salute umana.
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