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Kenya, arrestato per aver assassinato 42 donne: un serial killer evade un mese dopo grazie a guardie compiacenti



Il macabro omicidio di 42 donne scuote la nazione africana

Un episodio sconvolgente ha catturato l’attenzione dell’opinione pubblica in Kenya, portando a un’ondata di indignazione e riprovazione. Collins Jumaisi Khalusha, un uomo di 33 anni, ha confessato di aver assassinato e smembrato un totale di 42 donne, tra cui la sua stessa moglie. Dopo i crimini efferati, i resti delle vittime sono stati gettati in una discarica a cielo aperto nel quartiere di Mukuru, a Sud di Nairobi.



Khalusha era stato arrestato in seguito al ritrovamento di nove corpi mutilati in una cava abbandonata, un luogo tristemente utilizzato come discarica. La brutalità dell’azione ha suscitato un’immediata reazione da parte delle autorità e dell’opinione pubblica, creando un clima di sgomento in tutta la nazione.

In un episodio che sembra uscito da un thriller, Khalusha è evaso un mese dopo il suo arresto, insieme ad altri detenuti. La fuga ha avuto luogo scalando un muro e tagliando la rete metallica di un tetto. La polizia ha scoperto la situazione solo durante la routine della colazione, segnalando che l’uscita è stata consentita con la complicità di alcuni agenti di custodia.

Indagini e complicità tra le forze dell’ordine

Le autorità hanno confermato che Khalusha e altre 12 persone sono riuscite a fuggire grazie all’aiuto di guardie carcerarie. Gli individui fuggiti insieme al serial killer erano principalmente cittadini eritrei, detenuti per immigrazione clandestina. La polizia ha immediatamente sospeso otto agenti di custodia, con le indagini che si sono concentrate su cinque di loro, accusati mercoledì di essere attivamente coinvolti nell’evasione.

Il caso di Collins Jumaisi Khalusha non si limita all’atrocità dei crimini. L’avvocato dell’imputato ha respinto le accuse, affermando che il suo assistito è stato torturato affinché si dichiarasse colpevole. In una recente udienza presso il tribunale di Nairobi, il magistrato ha disposto un ulteriore periodo di detenzione di trenta giorni per permettere alla polizia di approfondire le indagini.

Riguardo alla confessione dell’omicida, emerge che le vittime erano per lo più donne di età compresa tra i 18 e i 30 anni, trovate in condizioni orribili, smembrate e con segni evidenti di tortura. I cadaveri erano stati rinvenuti in sacchetti di plastica abbandonati, creando un’atmosfera di paura e ansia tra le comunità locali.

La polizia, a luglio, aveva rivelato che Khalusha aveva riconosciuto di aver assassinato, tra le altre, anche la moglie, scomparsa nel 2022. L’ultimo omicidio, secondo le sue stesse parole, sarebbe avvenuto l’11 luglio, data in cui la brutalità raggiunse il culmine.

Mentre il caso continua a svilupparsi, la società keniota solleva interrogativi sul funzionamento del sistema di giustizia e sulla sicurezza all’interno delle carceri. La situazione di Khalusha e la sua fuga hanno gettato una luce inquietante sulla corruzione e sulla complicità presente all’interno delle forze dell’ordine, questioni che richiedono un’attenzione urgente da parte delle autorità competenti per ristabilire la fiducia della popolazione nella giustizia.



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