Nemanja Majdov, campione mondiale di judo, squalificato per cinque mesi dopo aver fatto il segno della croce alle Olimpiadi di Parigi. Non si scusa e ribadisce la sua fede.
Il judoka serbo Nemanja Majdov, campione del mondo, ha ricevuto una squalifica di cinque mesi dalla Federazione Internazionale di Judo (IJF) per aver eseguito un gesto di segno religioso entrando in campo durante le ultime Olimpiadi, tenutesi a Parigi. Questo avvenimento è accaduto il 31 luglio, poco prima della sua sconfitta contro il greco Theodoros Tselidis negli ottavi di finale. La Federazione ha deciso di punirlo in conformità con l’articolo 3 del proprio Codice etico, che vieta esplicitamente qualsiasi forma di esposizione di simboli religiosi.
Majdov, che nel 2017 ha conquistato la medaglia d’oro ai Campionati Mondiali di Budapest e ha ottenuto l’argento ad Abu Dhabi quest’anno, sarà escluso da tutti i tornei e ritiri fino al febbraio 2025. Nonostante questa dura punizione, il 28enne ha dichiarato di non provare rimorso e di rifare la stessa scelta senza esitazioni, ricevendo il supporto di altre celebrità sportive, tra cui il famoso tennista Novak Djokovic.
In passato, Majdov ha già ricevuto ammonizioni per gesti simili, ma ha manifestato una ferma determinazione a non rinunciare mai alla sua fede cristiana. In un post su Facebook ha spiegato le sue motivazioni: “Ho appreso dalla Federazione Mondiale di Judo della mia squalifica di cinque mesi a causa del segno della croce fatto prima di un incontro. Mi è stato vietato di partecipare a qualsiasi competizione o preparazione in questo periodo”.
Quando ha parlato della decisione presa dalla federazione, ha sottolineato che non si è mai scusato e non intende farlo in futuro: “Nella mia lettera di difesa, non ho chiesto scusa… e non lo farò mai. Il Signore è al primo posto e ne sono fiero. La mia carriera e la mia vita personale sono state guidate dalla mia fede”. Ha visto questa esperienza come l’inizio di un nuovo capitolo nella sua vita, malgrado la sua amarezza per un’istituzione sportiva come il judo, che a suo avviso dovrebbe focalizzarsi su valori più alti.
Majdov prevede di utilizzare il tempo di sospensione per prepararsi al suo ritorno al judo, affermando: “Ci riposeremo in questo periodo e poi, con l’aiuto di Gesù Cristo, ci prepareremo per un nuovo inizio e nuove sfide”. Nonostante la punizione, esprime un forte senso di gratitudine verso la sua fede e il supporto ricevuto.
È importante notare che la posizione della Federazione Internazionale di Judo non si limita solo a questo aspetto religioso. Infatti, Majdov è stato anche ammonito per altre violazioni, come il rifiuto di “inchinarsi al proprio avversario” e il fatto di “togliersi il judogi” sul campo di gara. L’IJF ha affermato che le sue contestazioni riguardo alla fine dell’avvenimento sono state ascoltate, ma non hanno trovato fondamento.
L’IJF ha chiarito che le sue regole sono pensate per promuovere un ambiente equo per tutti gli atleti, indipendentemente dalla loro origine culturale o dalle loro credenze. “La nostra organizzazione è dedicata a garantire il rispetto per tutti i membri, inclusi gli atleti, e quelle norme in relazione ai segni religiosi o politici servono a mantenere il campo da gioco libero da influenze esterne. L’IJF non limita la pratica della fede al di fuori del contesto sportivo, rispettando la libertà individuale di ciascun atleta”. La situazione di Majdov solleva interrogativi sulle tensioni tra espressione religiosa e regolamenti sportivi, temi sempre più rilevanti nel panorama moderno dello sport.
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