L’8 febbraio 2020 Flamur Krasniqi è morto dopo un incidente con la motoslitta sul Monte Pora, nelle Prealpi Bergamasche. Il 40enne svizzero era in vacanza premio con alcuni colleghi e seguiva l’accompagnatore del gruppo, Nicolò Ruggeri, che si era distaccato di alcuni metri. Secondo la Procura di Bergamo, Ruggeri avrebbe trascurato il suo “obbligo di tutela” nei confronti dei partecipanti e rischia una condanna di 2 anni di carcere per omicidio colposo. La sentenza è attesa per il 30 ottobre.
Secondo le indagini, il gruppo guidato da Ruggeri stava girando in motoslitta in tarda serata verso il circuito del rifugio Magnolini. Dietro a Ruggeri c’era Krasniqi e, dietro di lui, un collega di lavoro che aveva organizzato la gita premio per i dipendenti.
A un certo punto, arrivati a una curva, Krasniqi non ha visto l’indicazione di Ruggeri e ha continuato diritto. È stato sbalzato dalla motoslitta e ha battuto la testa contro un paletto della recinzione, morendo prima di arrivare in ospedale.
Le indagini hanno stabilito che al momento dell’incidente Krasniqi non indossava né casco né visiera. Inoltre, l’avvocato della parte civile, Valter Gentili, ha fatto notare che lungo il percorso non c’era una segnaletica adeguata e la visibilità era scarsa a causa dell’ora. L’area era pericolosa per la presenza di pali con cavi e poca neve ghiacciata. L’accusa sostiene che Ruggeri, in quanto accompagnatore, avrebbe dovuto avvertire meglio sui rischi del tragitto. Inoltre, sarebbe venuto meno all’obbligo di tutela inducendo Krasniqi ad accelerare dopo essersi distaccato.
Secondo Ettore Tacchini, legale di Ruggeri, il suo assistito dovrebbe essere completamente assolto. L’avvocato ha sottolineato che il comportamento di Krasniqi era autonomo e che in passato aveva già mostrato una tendenza a velocizzare rispetto agli altri. Tacchini ha anche spiegato che casco e visiera non sono obbligatori, ma solitamente vengono consigliati dagli accompagnatori per precauzione.
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