Nel 1998, Sarah Davey, all’età di 14 anni, e la sua amica Lisa Healey, allora 15enne, compirono un atto orribile a Manchester uccidendo Lily Lilley, una donna di 71 anni, dopo averla torturata. Recentemente, quasi 25 anni dopo, Davey è stata rilasciata dalla prigione, sollevando questioni di giustizia e sicurezza pubblica.
Sarah Davey e Lisa Healey furono accolte da Lily Lilley nella sua casa per una tazza di tè. Quel gesto di gentilezza si trasformò in tragedia quando le due ragazze torturarono l’anziana per ore prima di soffocarla. Il loro crimine non si fermò qui: il corpo di Lilley fu nascosto in un bidone della spazzatura, trascinato per le strade e infine gettato in un canale, un gesto di inaudita crudeltà che sconvolse la comunità.
Nel 1999, Davey fu condannata per un omicidio che il giudice definì “indicibilmente malvagio”. Da allora, la sua vita è stata segnata da un ciclo di rilasci e reclusioni: la prima liberazione avvenne nel 2013, seguita da vari altri periodi di libertà interrotti da nuove incarcerazioni, principalmente per violazioni delle condizioni di rilascio o per problemi legati a sostanze stupefacenti.
Il Parole Board ha deciso il rilascio di Davey il 23 marzo 2023, nonostante una precedente richiesta fosse stata negata a causa della scoperta di subutex nel suo sistema. Questa decisione ha provocato reazioni contrastanti: da un lato, i progressi compiuti da Davey in carcere, come riportato dai funzionari penitenziari e dallo psicologo, che hanno evidenziato il suo impegno in programmi di riabilitazione; dall’altro, l’indignazione pubblica e politica per il rilascio di una persona coinvolta in un crimine così grave.
Il deputato conservatore Nigel Mills ha espresso forte disapprovazione per la decisione del Parole Board, descrivendo il rilascio di Davey come un insulto alla giustizia e alla memoria di Lily Lilley. L’opinione pubblica rimane divisa, con molti che si interrogano sulla capacità del sistema giudiziario di bilanciare la riabilitazione dei condannati con la sicurezza e il senso di giustizia per le vittime e i loro familiari.
Nonostante il suo rilascio, Sarah Davey sarà soggetta a una stretta sorveglianza per il resto della sua vita, come assicurato dal Ministero della Giustizia. Ogni violazione delle severe condizioni imposte potrebbe risultare in un immediato ritorno in carcere, una misura intesa a mitigare i rischi e a proteggere la comunità.
La vicenda di Sarah Davey solleva questioni profonde e difficili sulla natura della punizione e del recupero, sulla capacità di cambiamento di un individuo e sulla responsabilità permanente per atti di estrema violenza. Il dibattito pubblico su questi temi continua, riflettendo la tensione tra la speranza di redenzione e il bisogno di giustizia per le vittime.
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