Omar Khelif, padre della pugile algerina Imane Khelif, esprime il suo profondo disappunto per le dichiarazioni della presidente del Consiglio italiana. Sottolinea con fermezza: “Giorgia Meloni non avrebbe dovuto abbassarsi a dire certe cose. Imane non è una trans e non è mai stata un uomo”.
La boxe dilettantistica femminile, spesso meno visibile rispetto ad altri sport, ha visto negli ultimi mesi la vicenda di Imane Khelif salire alla ribalta, ma dopo le Olimpiadi di Parigi, il clamore si è affievolito. Dopo le polemiche legate alla sua identità sessuale e alla legittimità di gareggiare nella categoria femminile, i riflettori si sono spenti troppo in fretta. Tuttavia, il padre, contattato da Repubblica, ha voluto ribadire la sua posizione in seguito alle parole della Meloni, pronunciate il 1 agosto, dopo che la pugile italiana Angela Carini si era ritirata nel primo turno contro Imane. Questo breve incontro ha alimentato un acceso dibattito sull’identità di Khelif, che ha coinvolto figure pubbliche di grande rilevanza come Donald Trump ed Elon Musk.
Il papà di Imane non ha dubbi sulla questione: “Giorgia Meloni non dovrebbe essere scesa a questo livello, il suo commento è stato inopportuno”.
La polemica legata alla competizione
Il conflitto si è intensificato immediatamente dopo il ritiro di Carini, con numerosi commentatori che hanno messo in dubbio la parità della competizione. La Meloni, di fronte all’incontro, ha dichiarato: “Mi ero emozionata per la determinazione di Angela, ma è fondamentale competere a armi pari. Dal mio punto di vista, non si trattava di una gara equa, poiché atleti con caratteristiche genetiche maschili non dovrebbero essere ammessi a competere nelle categorie femminili”. Queste affermazioni hanno riacceso il dibattito sull’inclusione e sui criteri di partecipazione olimpica.
Nonostante le accuse e le polemiche, Imane Khelif è nata donna e ha sempre lottato per affermare la sua identità. La fake news riguardante la sua presunta condizione di atleta transgender non ha riscontro nei fatti, e le rivendicazioni circa la sua appartenenza al sesso maschile, comprese le affermazioni sui cromosomi XY, non sono mai state confermate pubblicamente dall’IBA, l’organizzazione di boxe dilettantistica.
Le affermazioni sul testosterone
Il dibattito è poi tornato a concentrarsi sulla presenza di testosterone nel sangue di Imane Khelif. Giorgia Meloni ha affermato che “con i livelli di testosterone presenti nel sangue dell’atleta algerina, la gara non sembrava affatto equa”. Tuttavia, per partecipare alle Olimpiadi, Imane ha dimostrato di rimanere al di sotto dei limiti stabiliti dal Comitato Olimpico Internazionale per i 12 mesi precedenti il torneo e durante la competizione stessa. Questo ha reso perfettamente legittima la sua partecipazione alle gare femminili, come aveva già fatto in altre occasioni, senza sollevare contestazioni simili.
Il portavoce del CIO, Mark Adams, ha commentato la situazione sostenendo che le informazioni diffuse riguardo a imposizioni di discrepanze sul sesso delle atlete sono state fuorvianti. “Le atlete di cui parliamo competono da molti anni e non sono transgender. Ci sono state false informazioni al riguardo”.
La ferma posizione di Omar Khelif
Infine, il padre Omar ha chiuso il suo intervento con una forte affermazione: “Dio ha creato Imane donna, ed è rimasta una donna. Non è una trans e non è mai stata un uomo. La nostra religione, l’Islam, non tollera queste affermazioni”. Un messaggio che sottolinea non solo l’amarezza personale, ma anche una questione di identità e di diritto di essere riconosciuti per quello che realmente si è.
La storia di Imane Khelif, segnata da trionfi e polemiche, continua a suscitare attenzione in un contesto sportivo in continua evoluzione, mettendo in luce le complessità dell’identità di genere nel mondo dello sport e le sfide che molte atlete devono affrontare per affermare la loro identità.
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