Il ladro ruba alla madre del campione di basket e si trova subito inseguito: è successo recentemente nel cuore di Milano



Una famiglia di stature imponenti sventa un furto e placca il ladro nel centro di Milano. Un episodio di giustizia fai-da-te che lascia tutti senza parole.



Una scena mozzafiato ha catturato l’attenzione di chi passeggiava sabato pomeriggio intorno a Corso Genova, a Milano. Erano le 17:30 quando una signora ha fermato l’auto in zona Porta Genova per scaricare velocemente la spesa nel suo palazzo. Dopo pochi secondi, torna alla macchina e scopre che la sua borsetta, contenente portafoglio e documenti, è stata rubata dal sedile.

La donna, rassegnata, parcheggia e, tornando indietro, nota due persone che aveva visto davanti a un centro scommesse. Le due persone sono sedute su una panchina, intente a spartirsi il bottino della sua borsetta. Con grande sangue freddo, la signora chiama il marito e il figlio, chiedendo loro di raggiungerla in suo soccorso. Questi ultimi, alti complessivamente quasi sei metri, formano una vera e propria famiglia di giganti.

Mentre aspetta rinforzi, la donna affronta i ladri da dietro la panchina, riuscendo a recuperare alcuni documenti ma non la borsetta con il portafoglio. I due ladri, impauriti, fuggono in direzioni opposte. È in quel momento che arriva il figlio della signora, un giocatore di basket alto 2,08 metri, a torso nudo e in ciabatte, seguito dal marito, anche lui alto oltre due metri.

Il figlio, per inseguire il ladro più velocemente, si toglie le ciabatte e corre fino a Corso Genova. La scena lascia i passanti sbigottiti. Il giovane atleta, con la sua imponente stazza, riesce a raggiungere il ladro, ricevendo anche un pugno, ma alla fine lo atterra, recuperando la refurtiva tra gli applausi della folla.

I genitori, arrivati trafelati, trovano il ladro che implora di non essere denunciato, raccontando di essere appena uscito di prigione e di stare per iniziare un programma di riabilitazione. Nonostante l’arrivo dei carabinieri, la famiglia decide di non denunciare l’uomo.

Laura Sidoti, la madre, riflette: “Decidere di non denunciarlo non è stato facile, ma speriamo che il terribile spavento di vedere nostro figlio Giovanni piombare su di lui sia stato sufficiente per non rifarlo più. Mi metto nei panni di quell’uomo: se sei appena uscito dal carcere, non hai un lavoro e vivi di espedienti, da dove puoi ricominciare? Forse la messa alla prova che sta per iniziare sarà più efficace.”

Giovanni, 21 anni, è ancora scosso: “Il senso dell’ingiustizia mi ha spinto a correre più forte che potevo. All’inizio ho provato rabbia, ma mi sono limitato a immobilizzarlo. Spero che quella persona abbia capito. Non vorremmo con la nostra denuncia bloccare il suo possibile percorso di recupero.”

Questo episodio non solo dimostra il coraggio e la prontezza di una famiglia, ma evidenzia anche una rara espressione di umanità. La decisione di non denunciare il ladro, sperando che possa cambiare vita, sottolinea l’importanza di dare una seconda possibilità a chi cerca di redimersi.



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