Alessandro Lechner, figlio di Franco “Bombolo” Lechner, l’iconico attore dei polizieschi e delle commedie italiane anni Settanta-Ottanta, racconta l’uomo dietro il personaggio amato dal pubblico, ricordando i momenti di tenerezza e le difficoltà vissute dal padre.
Il volto dietro il “Tse-Tse”
Alessandro Lechner, 56 anni, tecnico del gas, è uno dei tre figli di Franco Lechner, meglio noto al grande pubblico come Bombolo. Attore comico distintivo del cinema italiano di serie B, Franco ha lasciato un segno indelebile interpretando il personaggio di Venticello, un ladruncolo un po’ sfortunato che diventava regolarmente bersaglio dell’ispettore Nico Giraldi, interpretato da Tomas Milian. Il suo aspetto unico – occhi azzurri, viso espressivo e quella caratteristica “zeppola” con cui riproduceva il famoso suono “Tse-Tse” – lo rendevano immediatamente riconoscibile. Morto nel 1987 a 56 anni, Franco ha avuto una carriera breve ma intensa, regalando risate e divertimento in un periodo in cui la commedia italiana fioriva, anche in produzioni considerate “minori”.
Alessandro Lechner ha recentemente condiviso alcuni retroscena della vita del padre, evidenziando le difficoltà personali e professionali che l’attore ha affrontato. “In quegli anni, la commedia italiana era così, e gli incassi c’erano”, spiega Alessandro, ricordando come il padre fosse richiesto per il suo talento unico nel far ridere. “L’avevano chiamato per interpretare Ricciotto ne Il Marchese del Grillo, poi però non fu preso, forse era troppo riconoscibile”. Questo episodio è solo uno dei tanti momenti in cui Bombolo si è trovato in bilico tra il successo e i limiti imposti dal suo ruolo di attore caratterista.
Gelosia sul set e l’amore per la famiglia
Nonostante i film in cui recitava fossero spesso caratterizzati da scene osé e provocatorie, Alessandro ricorda che suo padre manteneva sempre un comportamento rispettoso. Nei film “scollacciati” degli anni Ottanta, che spesso vedevano attrici come Lory Del Santo e Nadia Cassini tra le protagoniste, si instaurava un’atmosfera di lavoro singolare per l’epoca. “Mia madre era un po’ gelosa”, ammette Alessandro, “però non c’era motivo. Papà guardava, sì, ma non toccava. E dopo tornava a casa, amava moltissimo la famiglia, perché da piccolo non l’aveva avuta”.
Il legame con la famiglia era infatti qualcosa di molto importante per Franco Lechner. L’attore, nonostante le molte ore di lavoro sui set, cercava di rientrare sempre a casa dalla moglie e dai figli, segno di un affetto profondo verso un nucleo familiare che, crescendo in un contesto di difficoltà economiche e sociali, aveva imparato ad apprezzare. La madre di Alessandro, pur con qualche gelosia dovuta alle frequentazioni sui set, condivideva con lui la consapevolezza del sacrificio necessario per mantenere unita la famiglia e la carriera.
Un talento che faticava ad emergere
Le difficoltà per Franco Lechner non si limitavano al contesto familiare. Alessandro ha rivelato che suo padre, pur essendo un attore apprezzato, non sapeva leggere e scrivere correttamente e spesso dipendeva dagli altri per riuscire a imparare le battute dei copioni. “Lo aiutavo con i copioni”, racconta il figlio. “Era molto bravo a memorizzare, e nonostante non sapesse leggere, riusciva a far ridere tutti”.
Questa lacuna, pur vissuta con una certa difficoltà, non ha mai fermato Franco dal conquistarsi il proprio spazio nella scena del cinema italiano, anche se spesso relegato a ruoli di “spalla” o a personaggi caratterizzati da una comicità popolare e immediata. Purtroppo, però, la sua carriera non gli ha permesso di raggiungere guadagni tali da assicurarsi una vita agiata.
“Se solo fosse vissuto qualche anno in più”
Alessandro sottolinea come la carriera del padre sia stata purtroppo interrotta prima che potesse godere dei benefici economici che il successo della televisione stava offrendo a molti comici e attori in quegli anni. “Nel 1987 il Bagaglino arrivò in tv, su Canale 5, lì sì che pagavano bei soldi, purtroppo lui è morto proprio sul più bello”, spiega con rammarico. Il passaggio alla televisione commerciale aveva infatti iniziato a trasformare il mondo dello spettacolo, creando nuove opportunità per volti noti come quello di Bombolo, ma questa possibilità fu tragicamente interrotta dalla malattia che lo portò via prematuramente.
Le ultime parole e il ricordo del figlio
Alessandro Lechner ricorda ancora con grande emozione gli ultimi giorni di vita del padre, segnati da una malattia devastante che purtroppo, in quell’epoca, era difficile da curare. “Era dimagrito, non era più lui, anche se volle continuare a lavorare fino alla fine”, racconta Alessandro. Ricorda un momento molto intimo, avvenuto il giorno del suo compleanno, il 12 agosto, quando Franco era appena tornato a casa dall’ospedale: “Stavamo a tavola, era provato. ‘Guarda che festa brutta che hai avuto’. ‘No, papà, per me è la più bella, perché sei a casa con me’. Ci mettemmo a piangere tutti e due. Nove giorni dopo è morto”.
L’eredità di Bombolo rimane vivida nella memoria del figlio, che porta avanti i ricordi di una figura amata dal pubblico per la sua genuina comicità e dalla famiglia per la sua umanità.
Add comment