Gli scienziati che studiano i cani che vivono nella Zona di Esclusione di Chernobyl (CEZ) hanno trovato prove che suggeriscono che decenni di esposizione alle radiazioni abbiano portato a adattamenti genetici unici. Questi cani randagi, ritenuti discendenti di animali domestici abbandonati durante l’evacuazione del disastro nucleare del 1986, sembrano aver sviluppato mutazioni che permettono loro di sopravvivere – e persino prosperare – in un ambiente altamente tossico.
La ricerca pubblicata sulla rivista Canine Medicine and Genetics ha identificato 52 geni potenzialmente legati a questi adattamenti, evidenziando differenze genetiche tra i cani di Chernobyl e le tipiche popolazioni canine. Queste variazioni potrebbero rappresentare risposte evolutive all’esposizione cronica alle radiazioni. I ricercatori sperano che i risultati possano offrire spunti su come gli organismi viventi si adattino a pericoli ambientali estremi.
Sebbene siano necessari ulteriori studi, la resilienza genetica dei cani randagi di Chernobyl ha alimentato discussioni sugli effetti a lungo termine delle radiazioni sulla fauna selvatica e sugli ecosistemi. Scoperte simili includono lupi resistenti al cancro e nematodi non affetti che abitano la zona, suscitando interesse per le implicazioni più ampie di tali adattamenti.
Queste scoperte non solo fanno luce sull’impatto continuo del disastro di Chernobyl, ma sollevano anche domande sul potenziale delle popolazioni umane e animali di sopportare cambiamenti ambientali estremi in futuro.
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